Sulla sicurezza in auto è bene non fare sconti. Dal luglio 2024 tutte le macchine dovranno obbligatoriamente dotarsi di alcuni ADAS (Advanced Driver Assistance System) per rientrare nei parametri dell'omologazione. Così, sulle vetture di prossima costruzione non potranno mancare dispositivi come: la frenata automatica di emergenza, l'Intelligent Speed Assistance (ISA), il riconoscimento della stanchezza del conducente, il sistema di mantenimento della corsia, la telecamera per la retromarcia, gli stop d’emergenza lampeggianti, una scatola nera e l’alcolock. Le meraviglie del progresso che non si stoppa. Adesso, quando apriamo lo sportello di una macchina di ultima generazione veniamo accolti da un ambiente high-tech, pronto a soddisfare le nostre più disparate esigenze, mentre viaggiare non è un’avventura per soli audaci, perché la sicurezza attiva e passiva può metterci una pezza in ogni situazione, come farebbe un’amorevole mamma con il proprio bambino. Basta dare un’occhiata alle dotazioni disponibili, anche su automobili di fascia più bassa, per capire che gli ADAS fanno parte della nostra moderna vita al volante, dandoci un caldo abbraccio nei frangenti che mettono a repentaglio la nostra incolumità. Oltre a quelli già elencati, esistono altri sistemi molto diffusi: l’avviso di collisione, il lettore dei segnali stradali o il park assist. Tutti strumenti ai quali non si potrebbe più rinunciare.
Eppure, fino a non molto tempo fa, l’unica preoccupazione era girare la chiave, dar vita al motore e mettersi in marcia. Le macchine dei nostri nonni non sembravano affatto una cabina di un aereo, con mille lucine e spie a ricordarci che possiamo far affidamento su straordinari marchingegni salva vita. I primi automobilisti della storia erano realmente dei cuor di leone, perché lasciare la pelle sulle strade era questione di un attimo. Facendo un balzo agli inizi del ‘900, per mettere fine alle primordiali tragedie del volante, si iniziarono a compiere i famigerati crash test, in Gran Bretagna. Venne usato un pesante blocco di legno dietro due auto, che si scontrarono ad alta velocità. Osservando alla lente d’ingrandimento il sinistro, si riuscì a comprendere la zona di rottura, fondamentale per rendere gli abitacoli più sicuri. Un primo tassello. L’incedere dell’umanità per trasformare in qualcosa di più solido le proprie scatolette itineranti, passò dall’introduzione della cellula di sicurezza che riveste l’abitacolo, adottata per la prima volta su un’auto svedese, ma perfezionata dall’ingegnere austro-ungarico Béla Barényi, agli ordini di Mercedes-Benz, che vi introdusse delle zone di deformazione per assorbire l’energia cinetica e ridurre le conseguenze degli impatti sulle persone. Sempre alla Svezia si deve l’invenzione che ha salvato più vite nella storia della civiltà: la cintura di sicurezza a tre punti di ancoraggio, brevettata da Nils Bohlin. Volvo la utilizzò per prima, ma non fu avida, perché cedette il brevetto gratuitamente a tutti i costruttori automobilistici. Oggi ci siamo abituati, ma avere un palloncino salvifico che si gonfia in caso di incidente è stata una rivoluzione, così come il sistema che impedisce il bloccaggio delle ruote in caso di frenata, noto come ABS. Altrettanto fondamentale per la sicurezza in auto è l’ESP, il congegno di controllo elettronico della stabilità.
Tutti si ricorderanno del fallimentare test dell’alce della prima Classe A di Mercedes, che si cappottò biecamente. I tedeschi furono bravi ad ammettere l’errore e, successivamente, a rendere l’ESP un punto fermo per ognuna delle sue auto, sdoganando questo sistema definitivamente. E tutti ringraziano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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