Se i Pride diventano solo vetrina di visibilità

Nascono come movimento per la rivendicazione dei diritti ma ora sono soprattutto utili strumenti per cercare di rafforzare la popolarità di personaggi e politici

Se i Pride diventano solo vetrina di visibilità
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I Pride, che nascono con l'obiettivo di portare per le strade le rimostranze della comunità Lgbtq, negli anni sono cambiati e sono diventati delle parate che hanno un mero scopo esibizionistico, talvolta con derive evitabili. Ma sono diventate anche palcoscenico per gli artisti chiamati come "madrine" o "padrini" della manifestazione, per i quali spesso il Pride è un modo come un altro per proporre le proprie canzoni e per rafforzare il legame con quel determinato pubblico. E fa sempre comodo un'occasione in più di questo tipo, soprattutto all'inizio dell'estate, quando magari si ha un disco o una canzone in promozione. Che poi, questo è ciò che fanno pure i politici che salgono sui carri dopo tutto, mera operazione di marketing per dimostrare all'elettorato quanto sono belli e bravi, perché dopo tutto la campagna elettorale non si esaurisce mai, come ben sa Elly Schlein.

Quest'anno il parterre delle madrine è piuttosto nutrito. Si va da Rose Villain al Pride di Roma, la cui canzone "fuorilegge" è stata l'inno di questa edizione. Quel che ha fatto sorridere è che diversi partecipanti hanno preso il titolo della canzone alla lettera, convincendosi e cercando di convincere il prossimo che essere omosessuali sia "fuori legge" il Italia. Ed è stata la stessa cantante a giocare con questo concetto, dichiarando in conferenza stampa che "io sono totalmente dalla parte dei fuorilegge, se per fuorilegge si intende chi ama liberamente, chi chiede uguaglianza, chi combatte per esistere". Non è altro che retorica politica piegata al volere di chi ha interesse a trasmettere l'immagine di un'Italia arretrata e con pochi diritti per la comunità Lgbtq ora che c'è al governo un esecutivo di centrodestra. Eppure, rispetto quando c'era la sinistra (2 anni e mezzo fa, non 20 anni fa), tutto è rimasto uguale e l'Italia garantisce a tutti gli stessi diritti, senza discriminazione in base all'orientamento sessuale. Ma questa è la narrazione e così va.

Il Milano Pride quest'anno va contro tendenza, invece, e invece di una sola madrina ha previsto un parterre di ospiti che si alterneranno sul palco il prossimo 28 giugno. Tra questi vengono annoverati Ambra Angiolini, Big Mama, Sarah Toscano, Michele Bravi e Orietta Berti. Sono personaggi più o meno noti al grande pubblico ma anche i più famosi e i più in vista, e devono fare promozione, accettano di buon grado di partecipare al Pride. Magari anche con una bandiera della Palestina, che non guasta mai da quando le guerre sono diventate scontri tra fazioni e stare da una parte piuttosto che dall'altra può accrescere la benevolenza popolare.

Perché se è vero che ci sono in generle artisti che hanno sempre sostenuto determinate cause, è altrettanto vero che ce ne sono altri, e forse sono anche di più, che sono saliti sul carro per interesse. Vale per i conflitti come per i Pride. D'altronde tutto fa minestra.

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