Automotive

Il ministro Urso: "L'elettrico non è una religione"

Il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso, durante un'intervista concessa a La Stampa, non usa giri di parole per spiegare la posizione dell'esecutivo sul tema della transizione

Il ministro Urso: "L'elettrico non è una religione"

Sì a soluzioni ecologiche, ma senza diventare integralisti e puntare a tutti i costi solo ed esclusivamente sull'elettrico: il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso, durante un'intervista concessa a La Stampa, non usa giri di parole per spiegare la posizione dell'esecutivo sul tema della transizione.

"L'elettrico non è religione"

Replicando al recente intervento del vice presidente della Commissione europea Franz Timmermans, il ministro ha spiegato che l'obiettivo ecologico è corretto, ribadendo tuttavia al contempo che "l'elettrico è una tecnologia, non una religione". Per poter parlare di spinta ambientalistica nell'ambito dell'automotive, prosegue Urso, "noi sosteniamo che l'impronta ecologica non si può misurare solo al tubo di scappamento. Serve un calcolo più ampio, che parta dalla produzione e comprenda lo smaltimento". Ecco perché, quindi, "noi italiani sosteniamo l'idrogeno e i biocombustibili. I tedeschi, i combustibili sintetici".

Le materie prime

Dall'altro lato, nel frattempo, è la stessa Commissione europea a chiedere a tutte le nazioni, Italia compresa, "di diventare più autonome nella produzione di materie prime critiche". L'idea di aprire giacimenti di litio sul territorio nazionale, tuttavia, aprendo il campo a una lavorazione che richiede costi ambientali particolarmente elevati, non sembra al momento attuabile. "Li voglio vedere gli ecologisti talebani che ora protestano", ha ironizzato il ministro.

A parte questo, per diventare concorrenziali sui mercati, servirebbe un atteggiamento diverso già a partire dal sostegno che dovrebbe arrivare al progetto da parte degli stessi Stati membri. "Serve una politica industriale nazionale ed europea", ha aggiunto il ministro, "se l'Europa non reagisse con la stessa politica industriale assertiva di Cina e Usa, saremmo costretti a soccombere".

L'Italia, è indubbio, ha tanti punti di forza, ma è bene non fossilizzarsi su di essi:"Noi ovviamente siamo molto attenti alla nostra cultura e alla nostra storia, ma non vogliamo ritrovarci ad essere un polo museale all'aria aperta per ricchi turisti asiatici o americani", ha precisato Urso.

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