Autostrade pronta a vie legali per il risarcimento dal governo

da Milano

Autostrade è pronta al ricorso in Tribunale, per tutelare i suoi azionisti nei confronti del governo italiano che ha impedito la fusione con Abertis. «È un atto dovuto», dichiara l’amministratore delegato Giovanni Castellucci, incontrando i giornalisti a Torre Annunziata per l’apertura della terza corsia della Napoli-Salerno.
«Come amministratore di una società quotata in Borsa - spiega - con molti investitori, tantissimi internazionali, che hanno comprato azioni e hanno comprato bond, che stimiamo siano oltre 10 miliardi di euro sui mercati internazionali, ho l'obbligo di tutelare il valore di questa azienda e il valore dei contratti che sono stati regolarmente privatizzati con procedura internazionale nel 2000». Quindi, «il nostro obiettivo è quello di tutelare i diritti degli azionisti, che vanno dall'applicazione corretta degli aumenti tariffari alla possibilità di disporre della libertà strategica di fare progetti internazionali di fusione»». Quando? «Nei tempi di legge», si limita a dire Castellucci.
In effetti, l’iniziativa legale dovrebbe articolarsi su due fronti, a cominciare dal possibile ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio, che il 6 dicembre scorso ha respinto la richiesta di Autostrade e di Schema28 di sospendere il blocco della fusione, deciso dall’Anas. Qui però i tempi sono incerti: il ricorso va presentato entro 60 giorni dalla data di notifica della sentenza, ma la notifica non è ancora avvenuta. Il gruppo Autostrade intende proporre anche un’altra richiesta di risarcimenti per il mancato adeguamento dal primo gennaio delle tariffe, che riguarda tutte le concessionarie. Un problema, quello delle nuove norme per le concessioni, che sarà certamente all’ordine del giorno del direttivo di Aiscat, previsto per oggi a Roma, e che preoccupa Autostrade più di ogni altra questione, come ha confermato l’amministratore delegato. «La priorità per noi è risolvere il problema contrattuale e regolatorio aperto dall’articolo 12 e dalla successiva conseguente direttiva Cipe. Avere certezza contrattuale è condizione per parlare di qualsiasi progetto di aggregazione, in particolare con Abertis, che resta un nostro partner naturale», ha detto Castellucci.
Il «ritorno di fiamma» della fusione non è solo un’ipotesi accademica.

Per il 22 febbraio, infatti, è attesa la pronuncia della Commissione europea sul dossier Autostrade e sulle risposte del governo italiano alle accuse di aver violato il regolamento comunitario sulle fusioni a causa della mancata autorizzazione al trasferimento della concessione alla futura AutoAbertis. Proprio in attesa di questa decisione, l’Aiscat ha già ribadito la richiesta, già sollecitata dal Tribunale di Genova, di sospendere l’applicazione della direttiva Cipe. Stabile il titolo Autostrade (più 0,13%).

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