di Valeria BraghieriSe in termini di stile pensate di aver visto tutto il peggio ad agosto, con la gente che si scompensava per le temperature torride e si scioglieva senza dignità in canotte acriliche affondando i tacchi nell'asfalto fuso, evidentemente non ricordate la neve e non ricordate di cosa sia capace la stessa gente ad opposte temperature. Due-fiocchi-diciamo-due ed ecco orde di abominevoli donne delle nevi calpestare con pelosissimi moon boot lo stesso asfalto di qualche mese prima, stavolta bagnaticcio. Qualsiasi picco, o imprevisto meteorologico ci colga mentre siamo ancora in città (in estate come in inverno) è infatti il pretesto per dare sfogo a inclinazioni spasmodiche. In questo periodo dell'anno, davanti ad una (peraltro auspicata) nevicatina, le reazioni sono di tipo opposto: si passa dalle oltranziste del sandalo (con piede e gambe nudi perfino a dicembre) alle nostalgiche della Siberia (con colbacchi, strati, pile, piumini, sciarponi, guantoni, calzettoni e orsi aggrappati alle caviglie). E insomma che si abbia troppa voglia di fiocchi o troppa voglia di esorcizzarli, il risultato è dubbio in ogni caso: volumi improbabili, cappelli ingombranti, calzature abnormi che ti aspetti si animino di vita propria da un momento all'altro, oppure, di contro, golfetti eterei, cappottini coreografici, croccanti gonne di velina e polpacci ricoperti solo da un'antiestetica pelle d'oca. C'è un tempo per ogni look e un luogo per ogni mise. Bisognerebbe proprio cercare di capirlo. E bisognerebbe imparare a relativizzare. E a contestualizzare: quando con 30 gradi d'estate pensiamo di non essere più in grado di tollerare nulla, a cominciare dagli indumenti che ci si appiccicano addosso, ci si dovrebbe sforzare di pensare che forse, con un po' di fortuna, un giorno potrebbe toccarci in sorte un viaggio nel Deserto del Sahara, per esempio (esperienza dalla quale peraltro è già tornata viva ed entusiasta ben più di una persona), oppure una gita in Lapponia, nel paese di Babbo Natale. O potrebbe capitarci di andare a Cuba a conoscere Castro o in Russia a fidanzarci con Putin o di rimanere bloccate in un palazzo di ghiaccio in un angolo non ben precisato del Polo Nord in attesa che 007 arrivi a salvarci.
E quindi? Cosa ci resterebbe per il vero caldo torrido o per il vero freddo polare? Ma soprattutto, cosa resterebbe di noi a temperature davvero estreme? Di noi che abbiamo provato a staccarci la pelle per compiere pochi metri da un'aria condizionata all'altra, di noi che ci siamo rivestite di peli di foca per due fiocchi stentati sopra alla Madonnina? Allora, almeno per senso di opportunità, quest'inverno: contegno! Il ghiaccio per le strade non farà in tempo a formarsi, ma si possono rischiare scivoloni lo stesso. E quando è lo stile a prendere colpi, il livido è ancora più evidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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