Bagni comunali, per fortuna c’è Vesima

Bagni comunali, per fortuna c’è Vesima

Il caro prezzi per trascorrere una giornata al mare in uno stabilimento balneare brucia sulla pelle dei genovesi. Ma una seppur magra consolazione la dà il fatto che le tariffe sono stabilite dal gestore privato che comunque offre anche servizi particolari come giochi per bimbi, intrattenimenti, saune, massaggi e altre idee che sanno di solleone. Lascia però interdetti il criterio in base al quale Comune e Amiu (gestori dei bagni comunali cittadini, Nervi e Vesima compresi) possano presentare ai genovesi i bagni comunali di San Nazaro quale valida alternativa economica e ben attrezzata, soprattutto a scopi sociali.
Le lamentele degli utenti superano infatti di gran lunga il numero degli ombrelloni sull’arenile: disservizi, caro prezzi, scarsa pulizia e spesso anche indisponenza da parte del personale.
Ma lasciamo lo spazio alla cronaca di un giorno qualunque. Alle 8,30 una coppia si presenta alla biglietteria con la figlia di 2 anni e chiede, come peraltro scritto sul sito, di usufruire dei servizi per mezza giornata: la risposta, scocciata, è: «La mezza giornata qua non la facciamo, l'ingresso si paga per la giornata intera, questo sevizio lo fanno negli stabilimenti comunali di Vesima». Quindi 31 euro per 4 ore, un ombrellone e 2 sdraio (contro i 33 giornalieri di un noto stabilimento di Quinto). La mattiniera famigliola mette piede sulla spiaggia e subito si confronta con il manto di cicche consumate dal sole che fanno «pandan» con le pietre; anche i portacenere sono pieni dai giorni precedenti e non mancano nemmeno chiodi arrugginiti e qualche coccio di vetro qua e là. I tre si avvicinano all'acqua ma fare il bagno è vietato: del resto basta dare un’occhiata alle onde e si capisce perché. Nonostante ciò, in barba all'ordinanza del sindaco e della capitaneria, una ventina di persone si lasciano galleggiare tra i flutti e due clienti usano la canna da pesca dalla battigia. A quel punto meglio la piscina, decide la famiglia (salvo pentirsi il giorno dopo quando un medico diagnosticherà alla piccola un'infezione in bocca causata da «afta», lesione della mucosa orale caratterizzata da abrasioni od ulcerazioni, facile, ma non obbligatoriamente, da contrarre in piscina). Dopo il bagno i tre decidono di mangiare qualche crackers sotto l'ombrellone, cosa che pare abbiano deciso di fare anche decine di piccioni, per la maggior parte spelacchiati e di pessimo aspetto, che svolazzano per accaparrarsi qualcosa. Mandarli via è impossibile.
Verso mezzogiorno la bimba è stanca e la coppia decide di fare ritorno a casa e così tutti risalgono gli oltre 100 gradini verso l'uscita. Giunto al botteghino il capofamiglia informa l'impiegata dell'intenzione di accompagnare moglie e figlia a casa e tornare, dopo nemmeno mezz'ora, con una nipote ventenne costretta su una carrozzella. Alt, non si può. La gentile impiegata spiega che «non possiamo fare entrare portatori di handicap, ha visto quanti scalini bisogna fare e poi non abbiamo né personale né attrezzatura in grado di affrontare questo problema, anche questo servizio è offerto a Vesima».
A questo punto si cerca invano di contattare qualche responsabile del gruppo Amiu-Marina di Genova Spa, ma ci si deve accontentare delle spiegazioni delle impiegate. In sintesi, a Vesima e Nervi ci sono personale, ascensore e sedia a rotelle adatta per la spiaggia, in corso Italia no.

Mentre la famiglia si allontana sconsolata e amareggiata, l'impiegata tenta invano, con un misto di italiano-genovese-tedesco, di spiegare a una comitiva di turisti teutonici che la mezza giornata, nonostante le tariffe reclamizzate, lì non era contemplata. Chissà se anche a loro ha consigliato di andare a Vesima!

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