Una birra prima dellinizio della partita, per stemperare la tensione prima di esiliare la moglie dalla zona tv. Una bibita fresca, che lumidità in Florida fa sembrare lafa della Bassa padana desiderabile come Taormina a primavera. Poi un altro paio di boccali, per festeggiare o dimenticare mete realizzate e subite. E infine, immancabile, lintervallo. La reazione è distinto: sospiro di circostanza, sbirciata alle azioni salienti e passeggiatina. La meta? Il tempio di compensazione tra vita normale e angoscia da tifoso: il bagno.
Milioni di telespettatori che allunisono, come un esercito bionico programmato, migrano verso le toilette. Un rito, unesigenza, un gesto scaramantico. Le immani conseguenze non cambiano: milioni di sciacquoni sincronizzati come un reggimento di violini, tonnellate di acqua che scrosciano verso le fogne.
Se questa scenetta da «piccolo mondo americano» si ripete ad ogni partita di basket, hockey o baseball, figurarsi durante il Super Bowl. Terrorizzate dalla prospettiva di uno tsunami scatenato a colpi di cloaca, le autorità di Miami - domenica sede dellevento - hanno invitato i telespettatori alla morigeratezza. Idraulica, ovviamente. I tele-tifosi, da bravi scolaretti, non dovranno precipitarsi tutti insieme verso la salvifica tazza, ma è consigliato trattenersi, rimandando i bisogni. A costo di perdersi una meta.
Statistici illuminati hanno infatti calcolato che durante lintervallo 90 milioni di telespettatori americani faranno visita alla toilette. Una marea simile alla portata delle cascate del Niagara in 39 minuti.
I primi a tirare un sospiro di sollievo? I famigerati alligatori che sguazzano nei canali di Miami. Chi lo dice - a loro - che quellonda anomala prevista per domenica non sarebbe il massimo per farci surf?
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