
La cassaforte della famiglia Del Vecchio continua a essere grande protagonista del risiko bancario in questi giorni. Ieri è trapelata la notizia che la Delfin guidata da Francesco Milleri ha incassato dalla Banca centrale europea l'autorizzazione, arrivata lo scorso 12 agosto, a detenere una quota nel Monte dei Paschi di Siena fino al 19,99 per cento.
Ad oggi Delfin detiene il 9,9 per cento dell'istituto senese, ma anche in virtù della possibile acquisizione di Mediobanca potrebbe decidere di rafforzare ulteriormente la sua presa sulla banca guidata dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Sotto il profilo dell’immagine e del riconoscimento istituzionale, si tratta di una sicura vittoria per Delfin finita sotto il fuoco incrociata in passato per essere stato al centro, al fianco di Francesco Caltagirone e come lui presente in Mps, Mediobanca e Generali, di un tentativo di rinnovamento ai vertici di alcuni dei più grandi istituti della finanza italiana dopo lunghi anni di immobilismo.
Infatti, se Delfin - che già vanta una quota vicina al 20% di Mediobanca - è stata riconosciuta dall’istituto centrale europeo come idonea a salire al 20% in un altro importante istituto bancario come Mps, potendo diventare anche in questo caso primo azionista, allora significa che l’azione di Milleri (in foto), che ha dato seguito a quella che fu di Leonardo Del Vecchio, non è stata ritenuta di alcun pregiudizio al regolare funzionamento del mercato né pericolso per la tenuta del sistema bancario.
Intanto, si avvicina la resa dei conti in calendario domani con l’assemblea di Mediobanca chiamata a esprimersi sull’operazione voluta dal ceo Alberto Nagel su Banca Generali. Una sortita - anch’essa autorizzata da parte della Bce nei giorni scorsi - che è parte della strategia difensiva del ceo di Piazzetta Cuccia, che ha sempre detto che l’appoggio dei soci all’offerta pubblica di scambio sulla società dei fondi guidata da Gian Maria Mossa è alternativa al progetto del ceo di Mps Lovaglio, che invece pensa di creare un ecosistema integrato che preservi la storicità del marchio Mediobanca e al contempo sprigionando sinergie sul fronte dei costi e dei ricavi.
Il clima della vigilia è teso, con un’affluenza che si preannuncia non lontana dall’80%.
Da una parte, Nagel si gioca la sua unica via di fuga dalla morsa di Mps, dall’altra si è sempre sostenuto che la scalata di Siena andrebbe avanti in ogni caso anche se il dossier Banca Generali si rivelasse come un aspetto in più con cui fare i conti. Ieri sia Mps che Mediobanca hanno guadagnato in Borsa rispettivamente l’1,5% e l’1,3%.