Mediobanca, l'affondo di Caltagirone

La nota: "Permangono gravi carenze informative sull'operazione Banca Generali"

Mediobanca, l'affondo di Caltagirone
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Torna a infiammarsi la battaglia in Mediobanca sull'operazione Banca Generali. Dopo la convocazione dell'assemblea dei soci al 21 agosto per votare sull'offerta pubblica di scambio su Banca Generali, uno dei principali soci di Piazzetta Cuccia, Francesco Gaetano Caltagirone, è tornato a tuonare contro un'operazione che ha tuttora diversi punti da chiarire.

Ieri sera, infatti, una nota della VM 2006 (società di Caltagirone) osserva come la data dell'assise è stata anticipata di oltre un mese dalla data prevista del 25 settembre, dopo che lo scorso 16 giugno era stata rinviata proprio per rendere disponibile ai soci un pacchetto con maggiori informazioni. Il fatto è che, si legge sul comunicato, «permangono immutate le gravi carenze informative già denunciate lo scorso giugno». In particolare si fa riferimento al «puntuale contenuto economico e negoziale degli accordi di partnership strategico-industriale di lungo periodo nei settori della banqueassurance, dell'asset management e dell'insure-banking, che dovrebbero essere conclusi tra il Gruppo Mediobanca, Assicurazioni Generali e Banca Generali, pur essendo tali accordi un elemento indispensabile dell'Offerta». Si fa notare, inoltre, come ancora non siano noti i rischi di esecuzione dello scambio azionario fra il 13,2% di Generali posseduto da Mediobanca e la quota di controllo di Banca Generali detenuta dal gruppo guidato da Philippe Donnet. Così stante le cose, la Vm 2006 dichiara di riservarsi ogni «decisione e iniziativa» visto che la delibera «ai sensi dell'articolo 104 del Tuf (il Testo unico finanziario, ndr) che il management di Mediobanca propone agli azionisti appare del tutto inefficace e configura una delega in bianco al consiglio d'amministrazione e come tale adottabile solo nelle forme previste per le modifiche dello Statuto». Nel frattempo, il clima intorno all'operazione non è certo migliorato dopo le indiscrezioni di stampa che riportano di un cda di Generali dello scorso 6 agosto molto teso, con il consigliere di Mediobanca Lorenzo Pellicioli che avrebbe spinto per acquistare azioni di Mediobanca a supporto di un'operazione che in realtà sta creando sempre più imbarazzi anche a Trieste. Ieri, intanto, hanno cominciato a fluire le domande degli azionisti. Il management di Piazzetta Cuccia vi risponderà per iscritto, in un'assemblea a porte chiuse come ai tempi del Covid: una scelta che offende il mercato. L'economista dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Rony Hamaui, intervistato da Adnkronos si chiede perché Mediobanca, il 6 agosto, debba «convocare in fretta e furia un'assemblea da remoto, a porte chiuse» per formalizzare l'Ops. Per l'accademico, l'offerta di Piazzetta Cuccia è «molto discutibile: troppi conflitti d'interesse, troppi rapporti incestuosi».

La giornata di ieri, intanto, ha segnato il cosiddetto record date, vale a dire chi tra gli azionisti - se lo vorrà - potrà poi procedere al deposito delle quote per votare in assemblea. L'affluenza è stimata attorno al 75-80% e il fronte dei contrari o astenuti dovrebbe essere intorno al 40%: su questa sponda del fiume si trovano Caltagirone (9,9%) e Delfin (19,8%), azionisti forti anche di Mps che ha in corso un'offerta su Mediobanca. Poi c'è il 5-6% di Enpam ed Enasarco, oltre al 2,2% dei Benetton. Resta un'incognita quello che farà Orcel, accreditato di una quota intorno al 3% fatto di azioni dirette o detenute per conto di clienti. Dall'altra parte ci sono i membri di un patto ormai sempre più sgonfio (oggi al 7,8%) dopo le uscite di Mediolanum e dei Gavio.

Oltre a una truppa di fondi istituzionali (tra cui Blackorock salita oltre il 5%) che dovrebbero assecondare le indicazioni dei vari proxy advisor Iss e Glass Lewis, ai quali ieri si è aggiunto Pirc il quale ha ribadito la raccomandazione di votare a favore dell'Ops per l'acquisizione di Banca Generali.

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