È stata aperta dalla Commissione Ue una procedura di infrazione all'Italia per "incompatibilità dei poteri discrezionali nelle fusioni bancarie con il diritto dell'Unione europea in Italia".
Nel mirino di Bruxelles è finito il cosiddetto golden power, il Dpcm che interveniva sulla vicenda Unicredit-Bpm. Nella lettera la Commissione sottolinea che, "pur essendo volta a tutelare la sicurezza nazionale e l'ordine pubblico", la normativa "per come applicata dalle autorità italiane, rischia di consentire interventi ingiustificati per motivi economici, compromettendo i principi della libertà di stabilimento e della libera circolazione dei capitali nel mercato unico. Inoltre, la normativa italiana si sovrappone alle competenze esclusive della Banca centrale europea nell'ambito del Meccanismo di Vigilanza Unico".
L'ipotesi era già sul tavolo, nonostante l'operazione bancaria sia stata ritirata, perché il decreto è ancora in vigore. Ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva detto: "Adesso credo che il problema vada risolto e si possa poi alla fine evitare l'avvio della procedura d'infrazione e arrivare a trovare una soluzione positiva lavorando con Bruxelles, con il dialogo, con il confronto". L'Italia ha ora due mesi per rispondere e porre rimedio alle carenze sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.
“La commissione solleva obiezioni sulla norma cosiddetta Golden Power, riformata nel 2022 con il governo Draghi", spiega il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, "Sulla base delle valutazioni della sentenza risponderemo ai rilievi che ci
vengono mossi nelle sedi competenti. Con spirito costruttivo e collaborativo faremo una proposta normativa che farà chiarezza e supererà le obiezioni. Siamo convinti che permetterà di avere un quadro di competenze condiviso".