Nagel-Caltagirone, tensione alle stelle

Consob accende un faro sull’asimmetria che penalizza le minoranze di Banca Generali

Nagel-Caltagirone, tensione alle stelle
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Rischia di complicarsi non poco il sentiero di Mediobanca verso Banca Generali. Secondo indiscrezioni, dalle parti di Consob si starebbe ragionando sull'opportunità di chiedere a Piazzetta Cuccia un aggiustamento in denaro all'offerta di scambio azionario recapitata a Generali. Il Testo unico della Finanza, infatti, prevede che nel contesto di un'offerta pubblica di scambio tutti gli azionisti debbano essere trattati allo stesso modo, ma nel caso dell'offerta è dubbio che questo avvenga dal momento che dallo scambio Generali beneficerebbe maggiormente grazie al rinnovo degli accordi di distribuzione di cui non godono i soci di minoranza in Banca Generali. Ragione per cui - come in passato è accaduto in vicende paragonabili di Opa aventi ad oggetto Camfin (2013), Ansaldo (2016) ed Edison (2012) - l'Authority potrebbe chiedere a Mediobanca un rialzo dell'offerta a beneficio dei soci minori qualora rilevasse gli estremi di una collusione tra acquirente e venditore che avvantaggiasse il socio Generali a danno degli altri azionisti.

Nel frattempo, la battaglia tra l'azionista Francesco Gaetano Caltagirone (proprietario del 9,9% di Piazzetta Cuccia) e i vertici di Mediobanca sale di tono. Ieri la società guidata dal ceo Alberto Nagel ha divulgato una nota in risposta a quella dell'11 agosto di VM2006 (del gruppo Caltagirone) affermando che, riguardo al voto nell'assemblea dei soci del 21 agosto che chiederà il via libera all'Ops su Banca Generali, «parlare di delega in bianco non ha alcun senso giuridico perché, in ogni caso, l'assemblea non ha il potere di sostituirsi al cda come organo gestorio bensì quello di autorizzare gli amministratori a porre in essere atti o operazioni mentre la società è target di un'offerta pubblica». Sulle accuse di carenze informative, invece, ricorda «di aver formalmente proposto la conferma degli accordi esistenti tra Assicurazioni Generali e Banca Generali, consolidandone la durata temporale e l'allargamento al più ampio perimetro» che nascerebbe dal completamento dell'operazione. È da notare, però, che aver avanzato una proposta formale non significa automaticamente aver ricevuto l'ok di Generali, che si è limitata a ribadire il suo interesse a valutare l'operazione senza prendersi impegni. Ne risulta che questi termini non siano ancora né definiti né resi noti.

La risposta di Mediobanca a Caltagirone, inoltre, lascia aperte diverse questioni sollevate da un parere legale di cui Il Giornale è venuto in possesso che era alla base della nota dello scorso 11 agosto. Nel documento si osserva che nella nuova relazione illustrativa di Piazzetta Cuccia non si fa menzione, tra le altre cose, alla «replicabilità nel futuro della profittabilità storica di Banca Generali» una volta staccata dalla casa madre Generali, all'esigenza «di dover garantire termini più favorevoli» considerando «l'accordo quadro annunciato in data 17 aprile 2025 tra Generali Italia e Banca Generali» e di bonus ai promotori finanziari della società «come leva di retention». Il parere legale, quindi, rileva che la Nuova Relazione Illustrativa posta all'attenzione dei soci risulta inidonea «a fornire dettagli adeguati circa le implicazioni giuridiche ed economico-finanziarie delle misure difensive proposte, limitandosi a descrizioni del tutto generiche, tali da configurare una sorta di delega in bianco».

Al momento, «non ci sono quindi le condizioni per l'espressione di un voto consapevole».

Intanto, ieri è arrivato il parere favorevole di Glass Lewis, che ha consigliato ai fondi suoi clienti di votare in assemblea l'ok all'offerta su Banca Generali.

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