Barenboim fischiato, l’Aida non convince

Andava tutto a mille per i Nomadi. Il nuovo cd Allo specchio ben saldo in classifica, le nuove canzoni (subito integrate nel loro sterminato repertorio) a dare nuovi colori alla loro attesa tournée. Una partenza a razzo e poi, a fine maggio, anche loro, itineranti per antonomasia come dice il nome, sono stati costretti a piantare le tende. A fine maggio Danilo Sacco, voce impetuosa della band, s’è fatto beccare a 44 anni da un infarto. Operazione di angioplastica perfettamente riuscita, ma tournée sospesa. Un colpo da ko mica da ridere ma non per i Nomadi, che in quasi mezzo secolo hanno incassato sberle peggiori come la morte del glorioso vocalist Augusto Daolio e del bassista Dante Pergreffi. «Pensavamo di aver già dato - dice il leader storico Beppe Carletti - ma evidentemente non si dà mai abbastanza. Danilo era in gran forma, avevamo suonato due giorni prima a Caserta, era a casa, e in piena notte mi arriva la notizia, un incubo. Sono stato immobile al buio incapace di muovermi». Un destino alla Allman Brothers o alla Lynyrd Skynyrd, gruppi sempre on the road che sembrano perseguitati dalle disgrazie e dalla morte ma che non perdono in entusiasmo e creatività. I Nomadi sono così, capaci di reagire e di prendere a botte il destino avverso; ora Danilo Sacco sta meglio, è quasi pronto per il palco, e loro riprendono il giro di concerti il Primo di luglio. «Per ora non ci sarà Danilo ma non lo sostituiremo mai - annuncia Carletti - canteremo noi, io escluso perché mi hanno bocciato, con l’aiuto dei coristi e dei due ragazzi che ci hanno aiutato nell’album. Danilo tornerà gradualmente nei giorni successivi. Farà come si sente, comincerà con uno o due brani finché non sarà quello di prima, anzi meglio di prima, noi gli lasciamo tutto il tempo che vuole».
E lui, Danilo, che era in piena forma («mi sembra di non aver mai cantato con tanta intensità come in questo disco», disse alla presentazione del nuovo prodotto) lancia messaggi rassicuranti alle migliaia di fan che gli scrivono tutti i giorni. «Non so come ringraziare tutti quelli che mi hanno mandato telegrammi, messaggi, fiori, regali che ho sentito nel profondo della mia anima. L’unico modo che ho per sdebitarmi è la promessa di tornare più forte di prima. Non so se sarà facile ma certo non sono le difficoltà ad abbattermi e presto sarò di nuovo con voi: i nuovi brani aspettano. Certe sfide sono utili a comprendere poi i propri limiti e imparare a non temerli. Non c’è paura di nulla se non della propria paura. Per questo lottiamo. Per dire: ho vissuto non all’ombra della paura e alla luce del coraggio».
«L’ho sempre detto, non è facile essere Nomadi, artisticamente e umanamente - sottolinea Carletti - e questa è una dichiarazione da veri Nomadi». La storia continua dunque, anche se qualcuno ha criticato la decisione di ricominciare fino al pieno recupero del cantante. «I fan ci chiedono di tornare, e poi abbiamo i contratti da onorare; il parere decisivo è stato quello di Danilo, altrimenti avremmo atteso ancora. Siamo come una squadra di calcio, quando un giocatore si fa male non ci si ritira né si ferma il campionato, si aspetta il reinserimento dell’infortunato.

I Nomadi sono un gruppo di amici che da una vita porta avanti un’idea. Il nome non è un caso; come quelli del deserto non ci fermeremo mai. La musica e questo modo di vivere fa parte di noi, siamo animali da palcoscenico e staremo sulla scena fino a cent’anni se Dio lo consente».

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