Cronaca locale

Barenboim: la nostra non sarà una «spagnolata»

Il preludio orchestrale stordisce con l'esplosione dei suoi colori. Una sigaraia canta la sua canzone sul ritmo pulsante dell'habanera. Viene alle mani con una compagna. Pasionarie di opposte fazioni si affrontano. Carmen sfida il mondo. «L'amour, oiseau rebelle» è la sua arma. Il mezzo della sua libertà, dei suoi amori, della sua morte fiera, presaga, coraggiosa, cruda come le parole che lo stesso Bizet consegna all'aria d'entrata. Il canto spezzato, alternato alla recitazioni, segue linee nervose. Altro piano, altra vocalità è riservata al piccolo universo che le ruota attorno: José, Micaela, i bambini che marciano come soldati e poi contano le cuadrillas di toreri, picadores, banderilleros. Intanto l'eroina va per la sua strada di trasgressioni. Quando il 3 marzo 1875 Bizet presenta Carmen all'Opéra-Comique il pubblico, toccato nel vivo di un perbenismo non sempre senza macchia, grida allo scandalo. Ma anche gli addetti sono disorientati. Poi la questione si complicherà ancora, tanto che già nel 1877, all'indomani della morte di Bizet, Ernest Guiraud cura una revisione che elimina i recitati trasformando i residui in recitativi accompagnati. Forma che accompagnerà Carmen quasi fino ad oggi. Tuttavia ancora non esistono due Carmen uguali, due direttori che operino le stesse scelte. E la lettura di Carmen, partitura anarchica e sfuggente, resta assolutamente libera. Adesso, per la Scala, allestimento nuovo di zecca declinato come la poetica della «neofita» Emma Dante e di Daniel Barenboim comandano. Ieri, durante la presentazione alla Cattolica, Barenboim ha puntualizzato alcuni momenti. Il colore di Carmen è sostanzialmente francese. La musica accoglie varie suggestioni, tra le quali quella del folk africano (habanera), «ma definire Carmen una semplice opera di folklore, non le rende assolutamente giustizia». L’opera, in ogni caso, non è una spagnolade. Numerosi i momenti cameristici. La protagonista è stata scelta da Lissner e dallo stesso Barenboim per una forte intuizione.

Vocalmente, i ruoli più complessi sono quelli di Carmen (Anita Rachvelishvili) e di José (Jonas Kaufmann).

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