Dan Peterson nella foresta di Tautoburgo che i milanesi conoscono come il Forum di Assago disertato nei quarti contro Sassari: vuole l'aiuto del popolo Olimpia per non farsi eliminare questa sera dalla Bennet Cantù che dopo trent'anni tornerebbe in una finale scudetto contro la super potenza di Siena alla ricerca del quinto scudetto.
Non è messa bene l'Armani, anche se avrà due partite in casa per pareggiare il conto, ma è più facile che stasera o, al massimo domenica, la gente dalle tribune urli al Nano Ghiacciato di restituire quelle che erano le vere legioni petersoniane, quelle degli anni d'oro, così diverse da quelle che oggi non riesce a dominare e che difficilmente porterà in finale perché gli servirebbero 3 vittorie in fila contro un'avversaria che tatticamente domina, anche se ogni tanto si compiace del suo bel gioco e rischia di evaporare nell'autocompiacimento.
L'idea che ci siamo fatti un po' tutti guardando questa Armani costruita male è che non sia il grande allenatore a dominare la squadra, ma esattamente il contrario. Doloroso ammetterlo, ma è così, anche se lui, Dan l'inesauribile over settanta, recita la parte di chi ci crede ancora.
Nei play off parlare prima che si fermino le bocce è rischioso, ma è giusto prendere certe distanze e questo non è per destabilizzare, ma soltanto per essere più chiari.
Chi andrà ad Assago non chiederà certo ad Armani la testa di Peterson come fece Augusto con Quintilio Varo che si suicidò dopo aver perso tre legioni nell'agguato in Germania, ma si sarebbe consolato trovando già pronta la soluzione per costruire una squadra nuova che possa finalmente andare contro Siena ad armi pari, anche se adesso, come si è visto nella serie contro la Benetton, i campioni d'Italia ti mangiano tutto e se li lasci arrivare troppo in fretta al cuore, unica difesa per chi è tecnicamente inferiore, allora non hai più speranza (42-23 dopo 20, 94-63 alla fine inflitto a Treviso).
Milano vorrebbe magari tenersi Peterson in società per dare a Livio Proli una guida sicura, competente, un consigliere tecnico di cui il presidente so tutto ha certo bisogno, ma si sente, soprattutto, la necessità di avere un nuovo allenatore, carismatico come Dan, ovviamente più fresco, più adatto a queste generazioni con auricolare che hanno troppi "parenti" in tribuna cominciando dagli agenti.
L'uomo giusto doveva essere Ettore Messina, il miglior allenatore italiano, però sembra aperta per lui una porta a Los Angeles, addirittura nella casa dei Lakers: potrebbe diventare uno degli assistenti del nuovo allenatore Mike Brown, anche se Kobe Bryant, l'uomo che vuole tutto per sé, dal pallone alle decisioni societarie, avrebbe preferito la soluzione Bryan Shaw. Deve decidere in fretta il nostro Ettore e se ha dei dubbi riguardano proprio questo tormentone interno in casa Lakers, oltre naturalmente alla fatica di doversi rimettere in gioco a questo punto della carriera. In Europa, a parte il divorzio con il Real Madrid, è venerato, Milano lo avrebbe accolto benissimo dopo l'esilio volontario per vincere coppe a Mosca, per questa avventura castigliana, ma non vedere più chiaro nell'Armani di quanto si possa vedere nei Lakers lo ha certo reso sospettoso.
Aspettando l'evento e finali scudetto che si iniziano dall'11 giugno, anche se oggi potrebbe chiudere Cantù e domani dovrebbe farlo Siena, con una perdita di tempo senza senso, guardiamo oltre il mare per salutare Shaquille O'Neal che a 39 anni ha deciso di cambiare vita dopo aver stravinto sul campo e nella vita, da giocatore, poliziotto, attore, poeta a modo suo.
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