Milano - Stravincono i migliori, hanno la maglia del Montepaschi Siena e sono soli al comando da tre anni: ieri sera hanno apparecchiato la tavola davanti ai 10.000 del Forum di Assago e, dopo aver misurato e pesato il poco che illude l'Armani, le hanno chiesto di sedersi, 20-50 dopo 20', 35-68 dopo 3 tempi, una umiliazione risparmiata soltanto a re Giorgio arrivato quando tutto era già freddo (15-47). Con calma, perché, ve lo giuriamo, non era la Siena migliore vista quest'anno, hanno chiesto all'Olimpia periferica di guardare, cercando di capire la differenza che passa fra una squadra che recupera, difende, si passa la palla per costruire non per fare sponda e un'altra che non riconosce neppure le poche debolezze nemiche. Tutti giù per terra con il pantalone sdrucito mentre si applaude la quarta vittoria su quattro partite di Siena che chiude la serie scudetto del 2009.
Fine stagione alla grande, così come era iniziata vincendo la Supercoppa, infilandosi nel marsupio la coppa Italia: 43 vittorie su 44 partite. Pianigiani, il giovane profeta senese nato nella contrada della Lupa, 40 anni compiuti da pochi giorni, allenatore dal luminoso futuro in coppia col Banchi, cervello e maglio livornese, coppia tosta, ma l'architetto viene dall'Istrice, con radici a Chiusdino, e si chiama Ferdinando Minucci, mentre in campo il capo branco è stato Shaun Stonerook e con lui il tenace giardiniere McIntyre che nel fine stagione si è divertito più a far crescere fiori nelle mani degli altri, tenendo per il suo cannone le cose essenziali.
Siena e il terzo scudetto consecutivo, quarto nella storia che sa di verbena, che sa di buono, che sa di cose fatte con il cervello. Se ne saranno accorti tutti in questi contatti ravvicinati dei playoff e ieri sera persino Gianni Petrucci, presidente del Coni presente per amore del basket, non sapeva come consolare casa Armani e sapere che si riconfermeranno ad oltre un milione di euro giocatori come Price lascia più perplessi dell'involuzione del ragazzo Vitali che la grande città ha spaventato e che i falsi elogi non hanno mai fatto crescere. Milano e le angosce di chi pensava di essere andato molto avanti, di dover ritoccare poco, ma se in quattro partite gli altri hanno giocato per 2 volte, a Siena, con la mano dietro la schiena, se nella quarta è stato massacro, non ci si può certo legare alla sola terza partita sprecata. Valutazione statistica dopo 30' da record: 14 a 98. Cifre che inchiodano chi parla a vanvera. Meglio rimettersi a pensare l'Armani del futuro un po' meno dalla periferia, mentre Siena adesso deve ragionare ancora un po' prima di cantare in tutto il lungo viaggio del ritorno verso piazza del Campo, un volo in totale allegria pensando già al domani.
Questa è la cosa divertente: gli altri, i presunti rivali, salvo la Benetton, litigano, svendono, cercano di risparmiare sugli allenatori, vanno in confusione davanti ad agenti
che impongono gente senz'anima, mentre chi domina la scena da 3 anni ha già le idee chiare e i contatti per rinforzarsi pensando all'Europa. Fiesta mobile inchinandosi a Siena al principe Sato e chi ha onorato una finale.