da Roma
Talmente solido da resistere alla bufera internazionale provocata dalla crisi dell’immondizia e alla notizia del rinvio a giudizio per irregolarità nella gestione del ciclo dei rifiuti. Ma la vera prova di forza, Antonio Bassolino l’ha esibita ieri, ignorando l’invito nemmeno troppo velato a farsi da parte arrivato da un sempre più imbarazzato leader del Partito democratico.
Ieri mattina, quando è stata pronunciata, la frase di Walter Veltroni è suonata come una mannaia. «Sono sicuro che Bassolino, la cui coscienza civica conosco bene, farà la scelta più giusta». Nemmeno un «ma anche» per incoraggiare il compagno di partito a restare alla presidenza della regione Campania. Solo un riconoscimento delle cose fatte, che in politica equivale a un epitaffio («ho grande amicizia e grande stima per lui e penso che abbia fatto per la Campania cose di grandissima importanza») e un rapido passaggio sul fatto che se ci sono i mucchi di spazzatura per le strade di Napoli «la responsabilità è di tutti». Le speranze del Partito democratico di potere archiviare così il caso e affrontare la campagna elettorale senza lo spettro delle montagne di munnezza, sono crollate quando è arrivata la risposta del diretto interessato. «Ho la coscienza a posto e le mani pulite, non ho fatto nulla di male». Conclusione: «Non è il momento di disertare». Confermata, quindi, la volontà di «combattere e stare in campo». Per «dare un contributo» al commissario Gianni De Gennaro. E per rispondere alla «necessità soprattutto politica di andare avanti».
Motivazioni speculari rispetto a quelle che hanno spinto Veltroni a esporsi. Opposte anche rispetto ai tanti del suo partito che ieri lo hanno invitato a dimettersi. Il più duro resta Antonio Di Pietro, secondo il quale Bassolino dovrebbe farsi da parte non per le responsabilità giudiziarie, «quelle sarà la magistratura ad accertarle», ma «per motivi politici e di responsabilità oggettiva». E anche perché «ci farà perdere voti». Per le dimissioni anche l’ex leader dell’Udc attualmente esponente del Pd, Marco Follini: «Fossi in Bassolino mi dimetterei; ma io sono uno che ha le dimissioni facili e dunque non pretendo di fare testo». Più indiretti Piero Fassino, che ha parlato di Bassolino come di un «politico che ha sempre dimostrato di anteporre alle legittime aspettative personali, gli interessi della comunità». E Anna Finocchiaro, candidata alla presidenza della Sicilia che ritiene quella del passo indietro una valutazione «molto personale».
Con buona pace di Veltroni, che ha attribuito ai veti della sinistra radicale parte delle responsabilità del caso Campania, i partiti dell’Arcobaleno hanno chiesto a Bassolino di farsi da parte. Manuela Palermi del Pdci si è chiesta cosa aspetti a ritirarsi, «non perché, come dice Di Pietro, altrimenti il Pd e l’Italia dei valori perdono voti, ma perché in Italia è aperta una gigantesca questione morale».
Cesare Salvi, esponente di Sinistra democratica, ha aggirato l’imbarazzo di dover scaricare un ex collega di partito chiedendo una misura che di solito viene utilizzata per le istituzioni inquinate dalla mafia: «Lo scioglimento dei due Consigli regionali» di Campania e Calabria. Perché «la responsabilità è complessiva e impone la necessità di tornare davanti agli elettori proponendo una classe dirigente rinnovata». Fausto Bertinotti, candidato premier della sinistra antagonista, si è limitato diplomaticamente ad auspicare che la giustizia faccia il suo corso e la parte del cattivo l’ha lasciata al segretario del Pdc Franco Giordano, secondo il quale in Campania «si è concluso un ciclo politico» ed è ora di tornare al voto.
Il tutto mentre dal centrodestra le dimissioni vengono considerate come un atto dovuto e tardivo. «La situazione è insostenibile, non solo per il rinvio a giudizio del governatore ma anche per tutta una serie di indagati e di arrestati», ha attaccato Gianfranco Fini, quasi solidale con Veltroni. «Si dà il caso che Bassolino faccia parte del Pd: sarà difficile spiegare in Campania che il Pd rappresenta la novità». Non rinuncia ad un giudizio garantista il coordinatore nazionale di Forza italia Sandro Bondi, secondo il quale «al di là delle sue colpe», il presidente della regione Campania se ne dovrebbe andare «per senso di responsabilità».
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