Basta con le solite facce!

In scena  a Roma il primo One-woman-show  dell'imitatrice Gabriella Germani

Basta con le solite facce!

 Tanta televisione, tanta radio, ora il teatro con uno spettacolo tutto suo e Gabriella Germani si mette alla prova, armata della sua camaleontica capacità di imitare voci, espressioni, atteggiamenti di personaggi famosi della politica, del giornalismo, del mondo dello spettacolo.

«Basta con le solite facce!» è il suo primo One-woman-show: esilarante,eclettico, pungente, molto attuale nella scelta dei personaggi e nei testi.

Applauditissimo al debutto al Teatro dei Satiri di Roma il 21 febbraio, lo spettacolo sarà in scena fino al 4 marzo. Alla prima, un pubblico affollato di vip: dal viceministro del Lavoro Michel Martone, che è stato qualche anno fa relatore della tesi di laurea in Giurisprudenza della Germani, al «padre» della compagnia del Bagaglino Pierfrancesco Pingitore, dall’attore Max Tortora al maestro Gianni Mazza, dall’attrice della serie tv «Il restauratore» Beatrice Fazi a giornalisti come Aldo De Luca, Attilio Romita e e Tiziana Ferrario.

La Germani, popolarissima per le imitazioni televisive e per quelle radiofoniche nel programma «Viva Radio 2» con Fiorello e Marco Baldini, ha coronato recentemente un sogno, ottenendo una parte nel nuovo film in uscita il 2 marzo «Posti in piedi in paradiso» di Carlo Verdone, il suo mito e uno dei primi personaggi imitati ai tempi della scuola.

In questo show l'attrice comica aggiorna il suo repertorio classico con nuovi «volti» e fa satira politica a 360 gradi, con garbo e sottile ironia ma senza risparmiare a nessuno le sue battute fulminanti: da Mario Monti, che scrive lettere col sangue e si aspetta di diventare santo ad Elsa Fornero che con il debutto alle lacrime «si porta avanti col lavoro» a Silvio Berlusconi, che si fa rimpiangere soprattutto dai comici, fino alla sinistra che fa «castelli in aria» mentre il tesoriere dell’ex-Margherita Lusi «almeno fa cose concrete e si compra delle case».

Sempre istrionica l'interprete rimane in scena con la sua faccia, senza trucco, camuffamenti o parrucche, se non per qualche particolare: usa la voce, la gestualità caratterizzante e quei segni espressivi che le consentono di cambiare maschera nello show.
Per la politica, veste i panni inediti della troppo Anna Finocchiaro, che sfoggia una «libertà di pensiero di chi il pensiero proprio non ce l’ha» e della troppo sguaiata Alessandra Mussolini, che se la prende in ogni occasione con la «gaytudine» e cataloga i presunti omosessuali secondo i gradi della «scala Nichy Vendola».
Sono le «solite facce» della politica, della televisione, del cinema e del giornalismo: quelle che vediamo sempre anche se non vorremmo più vederle.

Donne mostrate al pubblico senza trucco: umane, troppo umane,tanto da tradire tutta la loro disumanità.
C’è l’immancabile Barbara Palombelli, opinionista tuttologa che commenta con lo stesso disinteresse snob omicidi e fatti politico-economici per far passare il tempo tra una settimana bianca e una crociera. C’è Serena Dandini, esule con acredine dalla Rai sbarcata su La 7, «dove tutto è perfetto, ma se qualcuno la guardasse sarebbe meglio». E c’è Monica Setta che interroga il cantante sullo spread e l’economista sull’Isola dei famosi. Non mancano cavalli di battaglia che ha fatto il successo della Germani, da Maria de Filippi a Mara Venier.

Molto riuscita la nuova interpretazione dell’ansiogena attrice Laura Morante, nevrotica intellettual-morettiana, immaginata nell’impari impresa di insegnare recitazione ad una Monica Bellucci, più algida ed inespressiva che mai.

La Germani fa un omaggio alla tv di un tempo, quella della telefonista Bice Valori e dell’ammaliante «signorina buonasera» Marina Morgan, tanto per ribadire che le cose in Italia non cambiano mai.

E fa un’incursione nel mondo della musica italiana, con una carrellata di voci e acuti, più o meno riusciti ma sempre esilaranti, spaziando

da Carmen Consoli a Loredana Bertè a Ornella Vanoni.
Un solo atto, pochi video, niente scenografia nè costumi particolari, solo l’accompagnamento del bravo pianista jazz Alessandro Gwis e la regia discreta di Luca Rea.

Ma la Germani riesce da sola a movimentare la scena, diventando da uno centomila grazie ai continui cambi di ruolo.
 
Diverte anche per gli intelligenti  testi scritti con Claudio Fois e Fabrizio Testini, che reggono bene alla prova allontanando la noia e tenendo stretta l’attenzione del pubblico.
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