A marzo ha ipotecato il sesso: «Ho 74 anni ma con lamore tutto funziona ancora, è tutto regolare, tutto perfetto. La ricetta? È la serenità. Se tu sei nevrotico, allora il tuo pensiero bolle».
A febbraio ha messo sotto embargo il prossimo Festival di Sanremo: «Lo rifarei volentieri, magari con Simona Ventura, se lei vuole io dico di sì». Domenica scorsa ha messo le mani avanti un po su tutto: «Smettere con la tv? Solo se capissi che la gente è stufa. Allora sparirei completamente». Sarà che Pippo Baudo è entrato in una di quelle stagioni della vita in cui, quando ti guardi attorno e fai la conta, sono sempre di più gli assenti. Sarà che Pippo Baudo è passato almeno per tre generazioni di fenomeni «ho conosciuto quelli dellepoca di Eduardo De Filippo, e poi quelli della generazioni di Walter Chiari e poi quelli della generazione di Carlo Verdone».
Sarà che Pippo Baudo ha appena dovuto dire addio allamico Raimondo Vianello premurandosi pure, il giorno dopo il funerale, di emanare il primo bollettino sulle condizioni di Sandra Mondaini «sta meglio, ha ricominciato a mangiare».
Ma essendo Pippo Baudo un monumento vivente, dovrebbe lasciare ai contemporanei più spazio per osannarlo, e ai posteri, tra centanni, più elementi per celebrarlo. Evitando di fare entrambe le cose da solo e ad ogni occasione. Da un po di tempo a questa parte, infatti, Pippo sembra abissalmente distante dalla serenità che suggerisce ai suoi coetanei per la manutenzione della propria integrità sessuale. Professionalmente ingordo, televisivamente ansioso, eccessivamente autoincensante. Si offende se non gli offrono tutti i Festival, non va come ospite se a salire sul palco è prima Maurizio Costanzo, è bulimico di ricordi che lo vedono al centro, rimarca quanta gente ha lanciato, quante intuizioni ha avuto, quanti format ha testato, quanti grandi ha conosciuto. Oggi spiega (a Domenica In durante lintervista con Valeria Marini) che «Pippo Baudo sta alla tv come il sentimento allamore».
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