Beffa agli emofilici, svaniscono i soldi promessi

da Milano

Il ministero della Salute aveva preso un impegno solenne: 180 milioni di euro per dieci anni. Qualcuno, fra i circa seicento emofilici in lista d’attesa, aveva protestato davanti alla prospettiva del risarcimento rateizzato, come un elettrodomestico comprato ai grandi magazzini. Ma al peggio non c’è limite e il peggio è arrivato quando il Sole 24 Ore ha pubblicato il decreto fiscale collegato alla Finanziaria. All’articolo 33 dei finanziamenti promessi non c’è più nulla: «Altro che 180 milioni, ci sono solo 94 milioni, ma per i talassemici e solo per un anno», spiega l’avvocato Anton Giulio Lana, dell’Unione forense per la tutela dei diritti dell’uomo.
Il capitolo emofilici è semplicemente sparito dall’agenda delle priorità del governo. «Sappiamo che la Turco aveva portato la proposta in Consiglio dei ministri - prosegue Lana -, ma evidentemente l’hanno respinta». Andrea Buzzi, della Federazione delle associazioni emofilici, è più tranchant: «Ci hanno fregato. Ci hanno preso in giro. E francamente non si capisce la strategia del governo: il sottosegretario Angelo Gaglione si era incontrato con noi quattro volte, fra marzo e luglio, e ci aveva rassicurato: i seicento emofilici avrebbero avuto lo stesso trattamento garantito ad altri settecento malati nella stessa identica situazione dal governo Berlusconi». Nel 2003 infatti Berlusconi aveva raggiunto un accordo versando centinaia di milioni di euro.
Ora niente. Neanche il buongusto di una telefonata per avvertire che il cielo si era fatto scuro. «Stiamo parlando - riprende Buzzi - di un gruppo di circa duemila persone in totale che, fra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, sono state infettate dal virus Hiv e da quello dell’epatite C attraverso farmaci salvavita registrati, acquistati e distribuiti dal Servizio sanitario nazionale». «Nel 1993 - aggiunge Lana - sono partite quattro cause collettive, potremmo dire quattro class action all’italiana, contro il ministero della Salute. A partire dal 1998 sono arrivate sei sentenze che hanno dato ragione ai malati: i giudici hanno stabilito la responsabilità del ministero e il diritto dei pazienti ad essere risarciti».
Nel 2003, dopo un decennio di battaglie, l’esecutivo ha deciso di venire incontro alle richieste degli emofilici: è stata varata una legge che in pratica svuotava le aule di giustizia, disinnescava il contenzioso e garantiva il risarcimento ai malati. Nel 2003 un primo plotone di persone, attaccate dal virus Hiv e da quello dell’epatite C, ha chiuso la contesa con lo Stato. «Per carità - spiega Buzzi -, non è stata una vittoria totale, ma, si sa, quando si media si cede qualcosa da tutte e due le parti».
Il precedente governo si è trovato immediatamente sul tavolo 700 pratiche. E per questo ha stanziato e versato oltre 350 milioni di euro. Altri 600 incartamenti si sono ammonticchiati sulle scrivanie del ministero della Salute. A marzo sono cominciati gli incontri fra le parti. «Ci era stato prospettato quell’accordo a rate, un po’ difficile da digerire, ma comunque risolutivo - conclude Buzzi -, con la promessa di impegnare 1 miliardo e 800 milioni nell’arco di dieci anni».
Invece, niente. «Stiamo facendo il possibile - replica Gaglione - per trovare la copertura finanziaria che serva per accontentare tutti. Potremmo essere costretti a procedere con le liquidazioni seguendo i criteri della gravità e del bisogno economico e a darci da fare per reperire altre risorse per il prossimo anno». L’altro ieri, centrosinistra e opposizione hanno presentato due emendamenti per recuperare il «tesoretto» da mettere a disposizione degli emofilici.

Ma poi gli emendamenti della maggioranza sono stati ritirati. «I soldi sono appesi a un filo - riassume Lana -, ho l’impressione che ci rivedremo in tribunale. E a quel punto, guerra per guerra, speriamo di portare a casa risarcimenti più alti di quelli che avevamo concordato».

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