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Beirut come Dubai? Uno stravagante progetto divide i libanesi

Un uomo d'affari ha presentato al governo la sua idea: la costruzione di un'isola artificiale a forma di cedro a largo delle coste nazionali. Per ora ha sollevato soltanto critiche e scetticismo

Beirut come Dubai? Uno stravagante progetto divide i libanesi

Il più grande albero artificiale della storia potrebbe essere costruito in mare, davanti alle coste del Libano. L'obiettivo: attirare turisti nonostante l'instabilità del piccolo Paese levantino, e soprattutto riportare a casa migliaia di libanesi espatriati a causa dei conflitti nazionali e regionali. Con loro, ne è sicuro Mohammed Saleh, tornerebbero milioni di investimenti.
L'uomo d'affari libanese, presidente della Noor International Holding, ha un progetto ambizioso che s'ispira alle stranezze e alle esagerazioni di Dubai: la costruzione di un'isola artificiale di 3,3 chilometri quadrati, dal costo di 8 miliardi di dollari, a forma di cedro, la conifera simbolo del Libano, il verde albero che, stilizzato, compare al centro della bandiera nazionale bianca e rossa. Il modello è quello della Jumeira Palm Island, isola artificiale a forma di palma dell'emirato del Golfo.
Sulle coste della Cedar Island, nella visione di Mohammed Saleh, saranno costruiti quartieri residenziali di estremo lusso, strutture turistiche con tutti i comfort, parchi, scuole, piscine, ville, spiagge dalla sabbia bianchissima.
Per ora, però, il progetto dell'ambizioso uomo d'affari resta soltanto un'idea. Saleh, per vedere realizzata la sua isola (per costruirla ci vorranno dai tre ai quattro anni) ha bisogno dell'approvazione del governo libanese. Il progetto è in fase di studio da parte delle autorità. Nel frattempo, le intenzioni del businessman hanno sollevato molte critiche nel paese, nonostante l'attenzione del pubblico sia totalmente monopolizzato dall'importante voto di giugno. La battaglia elettorale potrebbe chiudersi con la vittoria alle urne del gruppo sciita Hezbollah. Un eventuale successo del Partito di Dio, associato alle sue milizie armate, a conflitti come quello del 2006 contro Israele e agli scontri di giugno 2008 con le fazioni sunnite, rischia di creare un periodo di instabilità. E l'incertezza politica non è una garanzia per chi pensa di investire nel turismo sulle coste libanesi o medita di tornare dopo anni all'estero. Inoltre, le credenziali del businessman Saleh, che ha progettato anche la Rose Tower di Dubai, tra i più alti grattacieli del mondo, non bastano comunque a metterlo al riparo: 25 associazioni ambientaliste libanesi hanno già dichiarato guerra al progetto; gli uomini d'affari locali sono molto scettici, soprattutto a causa dei tempi di crisi: «Come farà? - si chiedono - se perfino i ricchi Qatar e Arabia Saudita hanno congelato moltissimi dei loro progetti nel Paese».

Un gruppo di professori dell'American University di Beirut ha già creato un gruppo di protesta contro l'isola del cedro, definendola un «disastro urbano, economico e ambientale».

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