Cultura e Spettacoli

La «Belle Epoque» dei fantasmi

La prima grande medium italiana fu la partenopea Eusapia Palladino, che fece sedute con tentativi di furto ai danni dei partecipanti, misteriosi suoni di tamburello e comunicazioni scurrili che venivano dai bassifondi dell’aldilà e scandalizzarono i compìti «colleghi» inglesi accorsi a Napoli per vederla. A dispetto della vena folcloristica, la Palladino convinse i più scettici materialisti, compreso il positivista torinese Cesare Lombroso che ritrattò, a mezzo stampa, le critiche a lei rivolte e si avvicinò allo spiritismo. Sembra una commedia di Pirandello, o se preferite di De Filippo. Invece è un capitolo della storia dello spiritismo. Una storia avvincente raccontata dall’italianista Simona Cigliana ne La Seduta spiritica (Fazi Editore, pagg. 304, euro 17,50), un saggio che tocca vari Paesi ed è focalizzato sull’età dell’oro dei fantasmi: quella che va da metà ’800 ai primi decenni del secolo successivo. Una storia avvincente, dicevo, perché dimostra come lo spiritismo sia rappresentativo del genius loci, come il fantasma sia rivelatore della realtà concreta che lo proietta. E alla fine delle fini l’epopea ectoplasmatica narrata dalla Cigliana è un viaggio nell’aldiquà attraverso l’aldilà, un giro del mondo su un lenzuolo invece che sul tappeto.
Come tutte le mode moderne, anche quella spiritica viene dagli Stati Uniti. Sull’onda del caso delle sorelle Fox: Leah, Margaret e Kate. Poco prima del Natale 1847, la casa dove si erano appena traferite, nello sperduto borgo di Hydesville, cominciò a essere funestata da misteriosi colpi. Le tre ragazze, meno spaventate dei genitori, escogitarono un codice per comunicare con l’entità. E questa rivelò di essere lo spirito di un ambulante assassinato dal precedente proprietario della casa e sepolto nei paraggi. Effettivamente resti umani furono trovati, e qui siamo in pieno thriller americano. Dopo il clamoroso caso le società spiritiche sorsero come funghi dalla sera alla mattina in una sorta di psicosi parapsicologica.
Oggi guardiamo allo spiritismo come a un vecchio arnese per signore impressionabili, ma allora la possibilità che esistessero inesplorate facoltà mentali appariva avanguardistica. I futuristi e i surrealisti, qualche decennio più tardi, se ne appropriarono a fini artistici. E ci fu chi pensò di poter fondare su tali premesse una società più evoluta. Come tutte le mode americane, anche quella spiritica giunse nel vecchio Continente attraverso l’Inghilterra, terreno reso fertile dalla tradizione delle ghost stories e con adepti insospettabili. Come Arthur Conan Doyle. Proprio lui: il padre del razionalissimo detective Sherlock Holmes. Ma per creare il caso mediatico, occorreva la medium «star». Fu Florence Cook la stella delle sensitive inglesi. Grazie a lei si materializzava Katie, figlia di «John King», alias Henry Morgan, bucaniere nominato governatore della Giamaica nel 1674. Un giovane scienziato, il fisico William Crookes, futuro Nobel, organizzò una seduta in casa propria per smascherare la truffa. E invece constatò la presenza della piratessa che si fece pure fotografare. E qui si apre il capitolo delle foto fantasma, delle polaroid poltergeist. Le possibilità di manipolazione sono infinite e in Francia aprirono bottega fotografi specializzati in foto col fantasma.
In Francia lo spiritismo attecchì sotto forma di setta filosofica ed esoterica cosmopolita, con adepti e seguaci internazionali. E ancora oggi, al cimitero parigino del Père Lachaise, portano fiori sulla tomba di Allan Kardec, occultista d'origine esteuropea che operò nella Ville Lumière. Nella capitale francese ci fu poi una temperie spiritica di natura psichiatrico-ospedaliera. Di spiritismo s’interessarono vari medici viennesi, compreso Freud, perché il fenomeno pareva connesso all’isteria e all’ipnosi: una medianicità di stampo mitteleuropeo che necessita dell’illuministica libertà parigina per trovare conferme. In Norvegia fu Edvard Munch, pittore decadentista, a dipingere forme fantasmatiche. Tornando all’Italia, non si può evitare di parlare della seduta che coinvolse il premier Romano Prodi. La Cigliana, arrestandosi di fronte alla contemporaneità, giustamente non se ne occupa. Ma vale la pena di concludere questo viaggio dove l’inverosimile sembra vero, almeno agli occhi sbarrati dei nostri antenati, nella melma dei più recenti misteri italiani. Durante il sequestro Moro, gli spiriti di La Pira e Don Sturzo avrebbero indicato il nome «Gradoli» a un gruppo di convenuti di matrice cattolica, compreso Prodi, riuniti intorno a un tavolo per interrogare i morti. Il messaggio delle forze occulte fu trasmesso alle forze dell’ordine. Che invece di setacciare via Gradoli a Roma, si diedero da fare nell’omonimo paesino del Viterbese. E Moro presto raggiunse La Pira e Don Sturzo nel «mondo dei più». Alcuni dicono che la seduta fu un espediente per far uscire un nome soffiato da agenti del Kgb. Altri che furono le stesse Br a segnalarlo per fare capire che il covo era «bruciato». Misteri d’Italia più insondabili di quelli d'Oltretomba.

Fantasmi e trame reali.

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