Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. E ciò che piace oggi potrà non piacere domani. Insomma, al netto del relativismo assoluto sintetizzato nella massima «i gusti sono gusti», l’idea di bellezza cambia con i tempi. E per la prima volta anche la scienza si è impegnata a capire se non perché almeno come.
Una ricerca, promossa dalla Società italiana di Ortodonzia, condotta da ricercatori di tre università del nostro Paese e presentata nei giorni scorsi a Salsomaggiore, ha scandagliato con strumentazione tecnologicamente avanzata i volti delle sessanta concorrenti, selezionate da giurie più o meno popolari, al titolo di Miss Italia 2010 ed è giunta alla seguente conclusione: l’idea italiana di bellezza femminile di oggi accetta che fra gli elementi del volto ci sia eterogeneità purché fra essi ci sia anche armonia e proporzionalità; sia nell’immagine di profilo e in quella frontale ma soprattutto in quella di tre quarti. Poiché ciascuno di noi si riconosce, si ama e si rifiuta sulla base di come vede il proprio viso «inquadrato» in quella fatidica modalità. In sintesi: se negli anni Sessanta andava di moda il tipo svedese, con la mandibola arretrata, oggi domina l’osso mascellare prominente. Inoltre, al tramonto del primo decennio del XXI secolo, in Italia piacciono le fronti ampie, i nasi tendenti al convesso (cioè aquilini, ovvero il contrario dei nasini all’insù) e i labbri superiori sporgenti.
In effetti le conclusioni della ricerca, in quanto di concezione ortodonzica, pullulano di termini da gergo chirurgoplastico. Si va dalle mandibole normoruotate alla protusione delle labbra passando per i profili rettilinei e le distanze bipupillari...
Comunque, la formula matematica che nasconde la bellezza, espressa con parole più o meno comprensibili, l’hanno trovata i ricercatori che si sono studiati ben bene il calco tridimensionale dei volti delle sessanta finaliste ottenuto in 5 millesimi di secondo dopo che ciascun volto era stato fotografato da cinque fotocamere digitali collegate a un software d’avanguardia e trattato con un laser che ne aveva messo in evidenza 50 mila punti di rilevazione. E la «media» dei sessanta calchi è quella dell’osso mascellare prominente eccetera eccetera.
Formule e proporzioni aritmetiche a parte, il convegno di Salsomaggiore, dove stasera inizia Miss Italia 2010, ha lasciato spazio anche a riflessioni interessanti sul tema, l’evoluzione della bellezza. Soprattutto perché centrato sulla storia del concorso che è nato nel 1939 con il nome «Cinquemila lire per un sorriso» e che ha registrato i cambiamenti nei canoni estetici del fascino femminile che hanno dominato l’Italia moderna, mentre fra le concorrenti dove all’inizio c’erano soprattutto commesse e contadine aumentava a dismisura il numero delle studentesse. Dalle ragazze prosperose del Dopoguerra (con Sofia Loren che nel 1950 arrivò quarta perché era «una spilungona troppo magra») alle bellezze «globalizzate» degli anni Settanta, alle donne grissino dei decenni successivi.
Nel mondo però le cose non andavano esattamente allo stesso modo. Le grandi dive sono longilinee, con seno grande, vita stretta e gambe lunghe. Pensiamo a Rita Hayworth, Ava Gardner, Grace Kelly e Sofia Loren. Ma le superdive come Gina Lollobrigida, Elizabeth Taylor e Marylin Monroe sono piccole di statura, hanno seni un po’ più piccoli, vita stretta e fianchi larghi. Brigitte Bardot si colloca fra i due modelli, mentre conquista un suo spazio il tipo «Twiggy» di donna sottile, senza seno come Audrey Hepburn.
Dagli anni Settanta tutto cambia, con le ragazze che sono più alte e robuste, hanno spalle e vita larghe e gestualità un po’ androgina. E mentre si ipotizzava che quello sarebbe stato il modello di bellezza femminile «definitivo» - e anzi si azzardava l’ipotesi che si andasse verso un modello androgino - la chirurgia estetica ha mostrato che le donne volevano seni abbondanti. E in anni più recenti sono arrivate al successo ragazze come Belen Rodriguez, non troppo alte, flessuose, con seno abbondante e vita stretta.
E comunque, la storica del costume Michela De Giorgio ha ricordato, per esempio, che prima della bionda Lydia Borelli (diva del teatro e del cinema muto) la «corona della femminilità» era una folta chioma bruna.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.