RomaNon a caso ieri la tivù tedesca sera piazzata nella nuova casa di Marco Bellocchio, dalle parti del già fascistissimo Corso Trieste (il quartiere di Caradonna, appena seppellito, insieme alla Fiamma tricolore), al fine di preparare uno special su di lui: bene o male, lautore piacentino è uno dei pochi fuori dal coro e uno dei pochissimi cineasti italiani, che ha qualcosa da dire e sa come dirlo. Ogni volta che esce un suo film si assiste a una biblica spartizione delle acque: di qua chi lo ama, di là chi lo odia. In mezzo cè quel modo avvincente di parlare di noi e di cosa eravamo ai tempi del sequestro Moro (è il caso di Buongiorno, notte) o di che cosa siamo, quando la curia ci opprime con Lora di religione. Dopo il successo di Vincere, drammatico film su Mussolini e sulla sua amante Ida Dalser, lo sguardo dellautore lascia il passato remoto, avvicinandosi ai più recenti trascorsi di Tangentopoli. «Penso a un film su Bettino Craxi. LItalia di Tangentopoli sarebbe molto interessante da sviscerare, ma il cinema è soprattutto immagine. Per cui si tratta di pensare, prima di mettere a punto un lavoro su una fase molto delicata della storia italiana più recente», ha rivelato Bellocchio.
Nel mondo del cinema, ripiegato sul racconto della famiglia (lanno prossimo vedremo soprattutto pellicole dove le dinamiche familiari vengono scandagliate con cura), tale rivelazione desta interesse. E sembra dunque realizzarsi una vecchia idea di Roy Scheider (lattore Usa de Lo squalo), che intendeva portare sugli schermi uno spaccato di Tangentopoli, con se stesso nel ruolo di Sergio Cusani, faccendiere finito in convento a espiare (comè Marrazzo...). Le mazzette tirano ancora, verrebbe da pensare, mentre Rob Marshall, nel musical Nine, ha allestito un balletto sul «sinema italliano» (così cantano le sue girls).
E quale potrebbe essere la chiave giusta, per narrare una cronaca così complessa, sulla quale ancora non cè piena luce? «Nel suo film su Moro Bellocchio ha saputo dare uno sguardo che ha arricchito quella vicenda. Se racconterà la storia di Bettino Craxi, che è un terreno completamente inesplorato - commenta Pupi Avati -, mi auguro che lo faccia muovendosi pure sul terreno doloroso degli ambiti familiari. Per caso e perché abito vicino allHotel Raphael, dove si svolse il lancio delle monetine, allindirizzo di Craxi, mi trovai a passare in quel frangente... Anche ora, se penso al caso Marrazzo, non sono capace di prescindere dalla pietas. Mi auguro, così, che Bellocchio, solitamente misurato, riesca a inquadrare la vicenda umana delluomo politico. Anche per rispetto dei suoi familiari». Per inciso Avati, abile nel ribaltare le competenze degli attori, alle recenti Giornate professionali del cinema ha lievemente allarmato Giampaolo Letta, dichiarando che gli sarebbe piaciuto vedere qualche politico sul set. «Intendevo dire - spiega Pupi, che a febbraio presenterà Il figlio più piccolo - che sarebbe divertente chiedere a qualche personaggio della politica dinterpretare un ruolo, lontano dai suoi abituali, correndo il rischio di giocare con un mestiere che non è il suo».
A figure politiche più lontane nel tempo, invece, ha badato Giuliano Montaldo, che con Andrea Purgatori ora scrive Lindustriale, film drammatico incentrato sulla figura dun piccolo capitano dindustria che lotta contro tutti per salvare la sua azienda. «Una vittima delle congiure del denaro», spiega il regista da Genova. Qualcosa di molto attuale, dunque. «In un momento sfuggente come questo, è difficile acchiappare la verità. Non riusciamo a fare un film su Piazza Fontana... Loperazione di Bellocchio è interessante: troverà la chiave fantastica necessaria», afferma lautore de Gli occhiali doro. «Occuparsi di Craxi è estremamente difficile: è ancora forte lidea duno schieramento e il giudizio politico è ancora fresco. Credo però che Bellocchio sia interessato alla dimensione alta della vicenda craxiana.
Uno che non ha dubbi è Ettore Scola. «Bellocchio fa benissimo. Ogni autore dovrebbe raccontare le storie del proprio Paese», trancia lautore. E noi siamo con lui.
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