da Roma
Applausi, applausi, applausi. A spanne lovazione che il pubblico degli esercenti riserva a Roberto Benigni appena arrivato è lunga quasi quanto il suo intervento: una decina di minuti in tutto.
Ospite delle Giornate Professionali lattore-regista accenna al suo film La tigre e la neve, girato in Italia e in Tunisia: «Una storia damore con la A maiuscola che squaderna lanima. Amore che poi è la cosa più importante della vita. Ci avete fatto caso - dice rivolto alluditorio - senza amore nulla avrebbe senso. Appena la scintilla della passione scocca si animano pure le sedie e i microfoni». E con fare birichino aggiunge: «Speriamo solo che il ministro Calderoli non sinammori, altrimenti bisognerà castrarlo (chiaro il riferimento alla castrazione chimica richiesta dalla Lega per i reati di stupro, ndr)». Risate, pausa. Poi Benigni fa lelogio dellesercente: «Da bambino il mio sogno era gestire un cinema. In famiglia non avevamo soldi e avrei voluto avere una sala tutta mia per vedere i film gratis».
Ma il primo film Benigni lo vide in un campo di grano: «A Misericordia, Arezzo, unestate avevano montato uno schermo allaperto e davano Ben Hur.
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