Bentornati nella «Casa del sole» I grandi Pooh riscoprono il vero beat

Innanzitutto immaginate uno dei migliori Roby Facchinetti che abbiate mai sentito: dalla voce stellare. Anzi solare. D’altronde questo è il brano giusto per sposare i Pooh di oggi, musicisti strepitosi, con quelli degli anni Sessanta, figli della generazione beat che meglio di ogni altra usò chitarre e melodie per disegnare sogni senza produrre incubi. Sognavano La casa del sole (un brano che i Bisonti presero da House of the rising sun degli Animals). Sognavano di entrare idealmente in una grande chiesa come l’abbazia di San Galgano dove è stato girato questo video e dove il rigore romanico dell’architettura (che è il simbolo del complesso di regole sociali) lascia la libertà di fuggire perché non c’è il tetto (crollato davvero nel 1768).

Nei ’60 il beat è stata una via di fuga così poetica da esser spazzata via dalla politica che rimise subito un tetto ai sogni. Ora è solo un ricordo: e i Pooh lo disegnano di nuovo benissimo. Complimenti senza tempo (e senza tetto).

POOH - La casa del sole

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