Nessuno si è accorto del nuovo salto di qualità di Annozero, ogni giovedì su Raidue, in prima serata, pianeta terra, Italia.
È il miglior programma di fantascienza, dove tutta la storia del mondo, e ogni pensiero, e ogni problema, ruota intorno a un mostro da sconfiggere, Mister B, ossia non più il Grande Dittatore, ormai è Lord Dart Fener, Alien, Predator, Terminator, in una polposa rappresentazione cinematografica in diretta dove ormai si fa ampio ricorso a ricostruzioni di attori pagati per interpretare anche i viventi. Così non c'è neppure il problema di restare senza l'ospite che ha rifiutato l'invito o l'intervista.
Marina Berlusconi non vuole andare da Santoro? Nessun problema, si intervista un attore che la interpreta. Il ministro Brunetta non è intervistabile? Lo si fa interpretare, dove la mimica è studiata ad arte per veicolare la caricatura nella direzione desiderata (Marina Berlusconi infatti sembrava Eva Braun nella tana del lupo o Crudelia Demon mentre ordina un tappeto di dalmata o la cattiva stronza di Intrigo Internazionale).
Travaglio stesso, presente in studio con il suo quadernino e quegli occhi da principe azzurro, siccome era troppo bello e sprecato, adesso compare anche nelle fiction, su sfondo nero, splendido splendente: se Mister B è Dart Fener, lui è Luke Skywalker.
Ci aspettiamo da un momento all'altro che estragga la spada laser e decapiti Ghedini e Belpietro, emissari dell'Impero del male. Non si sa se Santoro sia Anakin Skywalker, il papà di Luke, perché poi in Star Wars originale si scopre essere il cattivo Dart Fener, quindi non torna, mica è così sprovveduto Michele. Michele deve essere Obi-Wan Kenobi, l'ultimo Jedi rimasto. Giovedì scorso altre novità sul piano della sceneggiatura.
L'inviato, non Ruotolo (Chewbecca?), quello con la faccia da ragazzino perbene secchione, intervista anche Mills, un finto Mills, perfino in esterna e in tribunale, con le inquadrature che scivolano sui dettagli (per esempio sulle mani), come si fa con le riprese vere, e ormai non si avverte neppure più che è una ricostruzione, tanto che differenza c'è. Chi non si fosse accorto che Annozero è un programma di fantascienza penserebbe di aver visto il vero Mills.
Si intervista anche l'armatore Diego Attanasio mentre sta per entrare in macchina e non vuole rispondere, e dice «Basta, basta, lasciatemi in pace», solo che non è lui, è un attore che interpreta Attanasio che non vuole rispondere. Ovviamente il «processo mediatico» va bene purché non si approfondisca, se qualcuno tira fuori dati, carte, atti processuali, viene bloccato subito: «Non siamo in un tribunale, bisogna semplificare».
L'ultima trovata di Michele è da tribuno del popolo post funariano: «Perdonatemi, sono un uomo semplice, mi scoppia la testa» lasciando intendere che le cose complesse sono da azzeccagarbugli. E comunque ha ragione Michele, si spezza il ritmo, la suspense, l'audience, il gioco dei buoni e dei cattivi.
Vi immaginate se nel bel mezzo della Guerra dei Mondi ci si collegasse per mezz'ora su una diretta di Radio radicale? Quindi, zittiti i cattivi, si parla del No-B Day, derivato del V-Day di Grillo, derivato dei Girotondi, perché la piazza è sempre la piazza e i numeri contano: trecentomila, quattrocentomila, cinquecentomila, una rivoluzione nuova nata su Facebook, «un modo nuovo di fare politica».
Non contano i numeri di chi ha vinto le elezioni, solo di chi va in piazza contro chi ha votato, e poiché ogni anno vanno in piazza senza spiazzare più nessuno (spiazzerebbero se non ci andassero), mi stupisce che da Michele non abbiano ancora scoperto i miracoli che si possono fare con la computer grafica, e sugli schermi alle spalle del pubblico ci fosse solo una fila di ragazzi che avanzava su un deserto rossastro, come il Quarto stato di Pellizza da Volpedo ma dipinto su Marte.
Qualcosina, per la verità, stanno facendo: per esempio mi è parso di intravedere delle squame verdi aggiunte sulla fronte di Alessandro Sallusti, e dalla bocca di Italo Bocchino è baluginata un'altra piccola bocca dalla quale ha fatto capolino una piccola lingua biforcuta, ma poca roba, perfino Rambaldi farebbe di meglio, devono migliorarsi, e anche il programma di sintesi vocale della «ragazza Zero» Giulia Innocenzi è troppo grossolano, va ancora a scatti, è ancora l'italiano basic della Granbassi e della Borromeo, urge una versione 2.0, altrimenti qualcuno penserà che è una replicante, un'invasa dagli ultracorpi.
Invece, per esempio, in This is it, il bellissimo documentario (vero) sull'ultimo concerto di Michael Jackson, una fila di ballerini è stata trasformata in un popolo immenso, che si perde all'orizzonte, fichissimo.
Forse Michele non Jackson non lo sa, e mi permetto di dargli qualche suggerimento: i software dei dinosauri di Jurassic park ormai non costano più tanto, se li è potuti permettere anche Piero Angela in molti documentari, quindi perché non metterli al posto degli attori, e così mentre gli immacolati bideini sono tutti lì in piazza a piazzeggiare arriva il tirannosauro B e li mangia tutti? E nel cielo non potrebbe stagliarsi l'astronave degli alieni di Mediaset, prendendola pari pari da Independence Day? Insomma, paghiamo il canone, e va bene, c'è pure la pubblicità, e va bene, ma non potremmo darci sotto un po' di più con gli effetti speciali?