Mentre, separando la questione, ribadisce che il permanere di prezzi alti è dovuto principalmente all’esistenza nel nostro Paese di «un forte oligopolio petrolifero». Visto che l’Italia, a suo dire, «non è il paese europeo dove la tassazione è più alta». Intanto però, a dimostrazione che il problema fiscale esiste, il viceministro dell’Industria, Sergio D’antoni, annuncia che il governo studia la «sterilizzazione dell’Iva sulla benzina» per evitare che ci sia «il doppio incremento delle accise» perché, ricorda, «se aumenta la benzina aumenta anche l’Iva». Una necessità che sostiene anche il verde Paolo Cento per cui «bisogna rivedere le accise poste nel corso degli anni», mentre Vatinno (Idv), invoca «un prezzo equo dei carburanti». Idem dal centrodestra, con Fava (Lega) che vede nella fiscalità la causa del sovrapprezzo e Della Vedova (Fi) che chiede «meno tasse e liberalizzazione della rete distributiva». E sulla presunta esistenza di un cartello tra produttori è ritornato lo stesso Catricalà, confermando i sospetti «di una attività non chiara da parte di petrolieri». E a chi gli chiede se si sia fatta un’idea precisa sull’esistenza di un cartello risponde: «Noi riteniamo che ci sia un’intesa: abbiamo aperto un’inchiesta su questo presupposto, dobbiamo avere ancora le prove prima di giungere ad una conclusione». Un’ipotesi che però da sola non basta a giustificare l’impennata del costo dei carburanti. E ricordando che «il peso della tassazione sul prezzo è solo uno dei fattori», sottolinea che «il maggior fattore è l’inefficienza del sistema distributivo». Nel frattempo non si placa la guerra dei numeri. Attacca l’Unione dei Petrolieri che contesta i dati diffusi ieri dal ministero dell’Industria capaci di «aumentare il disorientamento dei consumatori».
Soprattutto, si legge in una nota, perché i prezzi indicati sono quelli «consigliati che sono sicuramente superiori a quelli che l’utente trova sul mercato» cioè i prezzi effettivamente praticati e che tengono conto degli sconti e delle agevolazioni praticate dalle singole aziende.
In particolare, ricorda l’Up, i prezzi comprendono anche la componente fiscale «diversa da paese a paese» e che nel caso dell’Italia, risulta amplificata dall’effetto Iva al 20 per cento. In sostanza per i petrolieri «l’effettivo differenziale di prezzo tra Italia e Europa è di 0.053 euro per la benzina e 0.040 euro per il gasolio». Intanto l’Eni annuncia una nuova riduzione, già in vigore dalla mezzanotte, di 2 centesimi al litro sulla benzina e di 1.5 su quello del gasolio, precisando in una nota, «per effetto del proseguimento al ribasso dei prezzi internazionali» fugando il campo da possibili collegamenti con l’incontro tra le compagnie petrolifere e il Governo in programma nei prossimi giorni. Fioccano intanto le proposte delle associazioni dei consumatori. E se Codacons «promette» risparmi per 7 centesimi al litro, Adiconsum annuncia che non parteciperà a «scioperi folkloristici» ma chiederà di sedere al tavolo del 10 agosto per presentare proposte che «se attuate consentono un abbattimento fino a 10 centesimi al litro»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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