Economia

Benzina, sui prezzi è ormai allarme rosso

Il pieno per un’auto di media cilindrata è aumentato in un anno di otto euro

Benzina, sui prezzi è ormai allarme rosso

Rodolfo Parietti

da Milano

Una volta l’incubo era la pioggia, con l’improvviso materializzarsi di Giove Pluvio nel bel mezzo del Ferragosto. Scena ricorrente: ombrelloni chiusi, ombrelli aperti e musi lunghi. Adesso, il guastatore dell’ultimo esodo dei vacanzieri e delle gite fuori porta rischia di essere il prezzo della benzina. Nuovi aumenti sono in agguato, innescati dal continuo ribollire delle quotazioni dei carburanti sui mercati internazionali e dalla forza con cui il petrolio ha difeso per tutta la settimana la linea dei 60 dollari il barile.
I gadget «vinti» con i bollini non basteranno dunque a rasserenare gli automobilisti: la sosta forzata al distributore potrebbe riservare presto la poco gradita sorpresa di un rincaro di due centesimi il litro che porterebbe così il prezzo della verde a stabilire il nuovo record di 1,280 euro, cancellando il precedente primato di 1,275 euro di qualche settimana fa. Il pieno per un’auto di media cilindrata salirebbe dunque a 65 euro, circa 8 in più rispetto ad agosto 2004, quando la senza piombo era attestata attorno a quota 1,15 euro.
Non è poco, ma il maggior esborso è il riflesso del progressivo surriscaldarsi delle quotazioni delle benzina sui mercati. Un fenomeno, strettamente correlato all’andamento del greggio (ma non solo), che negli ultimi giorni si è manifestato con grande virulenza. Da lunedì scorso i prezzi Platt’s, ovvero quelli di riferimento per l’Europa, sono schizzati oltre i 600 dollari la tonnellata, con un rialzo di 13 dollari nella sola seduta di giovedì. Gli esperti segnalano che è la carenza di offerta sui mercati europei, con i trader disposti a rastrellare benzina anche a prezzi elevati (Shell è intervenuta con mano pesante in seguito all’interruzione dell’attività negli impianti di Pernis, in Olanda), a essere all’origine dei forti rialzi. Il problema, comunque, non investe solo il Vecchio continente. In America, dove la benzina ha raggiunto i 2,29 dollari il gallone, la capacità di raffinazione resta limitata (fino al 2007 è stimato un rialzo di appena lo 0,7%), una strozzatura tale da rendere improbabile un calo dei prezzi. A livello globale, a fronte di una richiesta di circa due milioni di barili al giorno, gli sforzi dell’industria petrolifera arrivano a coprire appena la metà della domanda.
Questi scenari, naturalmente, non contemplano eventuali choc «importati» dai mercati petroliferi, dove i prezzi sono cresciuti di ben 20 dollari nell’ultimo anno fino al picco assoluto di 62,5 dollari raggiunto mercoledì scorso. La situazione resta insomma tesa, e anche se in Italia le compagnie non si sono ancora mosse (a parte Erg, che ieri ha aumentato il gasolio di un centesimo), i rincari restano nell’aria.

Pronti a rovinare il Ferragosto degli automobilisti.

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