Fra Beppe Viola e la «mala», vi racconto chi è mio padre

di Paolo Jannacci

Ci sono molte persone che lo chiamano genio. Trattasi in realtà di padre. Enzo è un uomo dalla semplicità disarmante ma con un’intelligenza terribilmente complicata. La sua grandezza, perché per essere grande è grande, sta nel riassumere il senso della vita in un sorso di gazzosa... Ma per poterlo capire fino in fondo devi nell’ordine:
1) Conoscere la topografia di Milano/Rogoredo/Forlanini.
2) Aver letto Lo straniero di Camus o chiederne il riassunto a Teocoli.
3) Aver compiuto un corso di sociologia e uno di epistemologia con Beppe Viola.
4) Conoscere almeno in parte i Vangeli o aver letto Il trapianto del trauma di Jules Feiffer.
5) Aver frequentato corsi di medicina e chirurgia.
6) Suonare uno strumento almeno come Louis Armstrong.
7) Aver ben visto la vergogna di chi, nel nostro Paese, ha voluto la guerra e spedito la sua gente nei campi di concentramento a morire.
8) Aver contrastato, almeno per una volta, l’egoismo e aver cercato di essere altruista con chi sta peggio di te. Questo sempre per una volta...
9) Sapere, o almeno capire, cosa vuol dire aver fame.
10) Aver pregato, almeno per una volta.
11) Conoscere il dialetto milanese e le parole segrete della mala.
Tutto questo per capirlo bene. Potete anche non capirlo affatto ma è sconsigliabile. Ovviamente si può pensare a lui come al canzonettaro che farfuglia stranezze (liberi di farlo), ma se vi fidate di uno che lo conosce veramente, non è così. Tutto parte dall’educazione che si riceve; ed Enzo parte bene, perché il nonno Giuseppe, maresciallo dell’Aeronautica italiana, gli fa capire, tra una guerra e l’altra, cosa sia giusto e sbagliato e glielo ha fatto capire benissimo sebbene non fosse un momento proprio facile. Quando all’ordine del giorno si conviveva con discriminazioni razziali, religiose e caratteriali, dove i poveri erano trattati male e l’uso della violenza fisica e verbale era ben tollerato. Be’, forse oggi tranne che per il benessere con carta di credito, non è cambiato molto...
Comunque, a prescindere dai momenti di terrore della guerra, dalle difficoltà economiche e dalla fatica spesa sui vari libri, Enzo diventa un cardiochirurgo dalla discreta manina, salvando anche parecchie vite mentre continua a esternare la sua genialità in emozioni musicali.

Quindi mantiene fede al giuramento di Ippocrate e in più cerca di elevare spirito e cultura con la musica e la poetica annessa al nuovo recitar cantando. La sua spiegazione è: «Io, io non sono nessuno... ho fatto quattro canzonette in croce».

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