«A Berlino che giorno è?» si chiedeva malinconicamente Garbo in una canzone pop degli anni Ottanta. Verrebbe voglia di rispondergli che oggi a Berlino è tempo di uccidere. Infatti, la capitale tedesca è diventata negli ultimi tempi protagonista di molti thriller ambientati sia nel passato sia nel presente. Una volta Berlino era una perfetta location per storie di spie come quelle scritte da Len Deighton (Funerale a Berlino), da Ian Fleming (che in Il lume dellintelletto costringe James Bond ad affrontare a Berlino Est i killer del KGB che vorrebbero eliminare il suo collega 272) o da John Le Carré (a partire dal celeberrimo La spia che venne dal freddo passando per tutte le storie dellagente Smiley che toccano la Germania). Poi sono venute le spy action stories di Robert Ludlum con protagonista lex agente segreto Jason Bourne, ma anche i thriller ucronici di Robert Harris (che nellindagine poliziesca di Fatherland immagina una Germania dove il Terzo Reich ha vinto il conflitto) e quelli storici di Jeffrey Deaver (che spedisce il suo killer americano Paul Schuman proprio nella Berlino del 1936 in Il giardino delle belve).
Negli ultimi mesi sono però balzati agli onori delle cronache almeno quattro autori tedeschi che hanno deciso di reimpossessarsi, a modo loro, dello scacchiere delle vie berlinesi per le proprie trame: Bernhard Schlink, Sabine Thiesler, Sebastian Fitzek e Volker Kutscher.
Bernhard Schlink (già noto ai lettori italiani per la trilogia del detective privato Gerhard Selb) ha infatti deciso di ambientare Il fine settimana (Garzanti) proprio in una grande casa di campagna alle porte di Berlino. Qui sette amici si ritrovano, dopo tanti anni, per fare i conti con il loro passato. Un gioco al massacro che mette in scena personaggi di varia umanità (un ex galeotto, un giornalista, un avvocato, un vescovo, un insegnante, etc.) che devono insieme confrontarsi con lo spettro del terrorismo e delle azioni effettuate da alcuni di loro per il movimento armato della Raf. In La carezza dellUomo Nero (Baldini Castoldi Dalai) di Sabine Thiesler sono invece narrate le gesta di un serial killer che adesca e uccide bambini nella Berlino degli Anni Ottanta. Un Uomo Nero che fa soffrire le proprie vittime costringendole ad attendere invano larrivo dei propri genitori-salvatori e replica le sue nefande azioni anche fuori dal territorio tedesco nei successivi Anni Novanta. Cliniche psichiatriche e ville di lusso rigorosamente berlinesi sono invece il territorio dindagine prediletto negli psycho thriller di Sebastian Fitzek che in Il ladro di anime e Il bambino (Elliot edizioni) mette in scena assassinii seriali e parla di terribili turbe psichiche, oltre che di esperimenti ospedalieri, pratiche letali di ipnosi e «strane morti in culla». Dal canto suo il commissario Gereon Rath, protagonista di Il pesce bagnato (Mondadori) di Volker Kutscher è confinato alla Buoncostume nella Berlino del 1929. E proprio mentre la polemica politica esplode nel «maggio di sangue» il cocciuto Rath dovrà accantonare le indagini su night club equivoci e giri di prostituzione di lusso per risolvere un caso domicidio di cui nessuno vorrebbe occuparsi. Uninchiesta che lo costringerà a vedersela con cospiratori russi, mafiosi tedeschi, militari ultranazionalisti disposti a tutto per impadronirsi di armi e tesori.
E se Kutscher padroneggia molto bene sia intrighi sia personaggi, non meno avvincente risulta il romanzo Metropoli (Cairo Editore) dello statunitense Jonathan Rabb, ambientato negli stessi luoghi ma nel 27 e che prevede la partecipazione al plot di personaggi come Fritz Lang, Thea Von Harbou, il malavitoso Alby Pimm, leditore Hugenberg, lattore Peter Lorre oltre che quella del protagonista delle vicende: il commisssario capo della Kriminalpolizei, Nikolai Hoffner.
Proseguendo nella nostra ricognizione, anche il thriller rivelazione Sorry (Fazi) di Zoran Drvenkar conferma che luoghi come Alexanderplatz, il Kindergarten e la Porta di Brandeburgo possono mostrare lati inediti anche nel presente della narrativa di suspense, fornendo spunti interessanti per raccontare i mutamenti, spesso pericolosa, dei costumi tedeschi. Lo scrittore dorigine croata ammette di essersi allontanato da Berlino (dove ha vissuto a lungo) subito dopo labbattimento del Muro perché sentiva «la città troppo piena di gente» e avvertiva il desiderio di respirare. Ma i giovani protagonisti di Sorry si muovono proprio in quella nuova giungla metropolitana della capitale tedesca che lui ha scelto di abbandonare. Un luogo dove piazze e palazzi cambiano aspetto rapidamente e dove il tasso di disoccupazione è alle stelle.
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