Berlusconi apre via libera alle primarie del Pdl: "Ma serve una legge per evitare le infiltrazioni"

Il premier: "Le primarie devono essere regolamentate da una legge per evitare infiltrazioni della sinistra". Quagliariello già al lavoro sul testo Lupi sempre in pole position per la Giustizia ma spunta anche il nome della Gelmini. Pioggia di lettere: caro Silvio, ora più fatti

Berlusconi apre via libera alle primarie del Pdl: 
"Ma serve una legge per evitare le infiltrazioni"

Roma - Berlusconi gioca su due tavoli, consapevole che sia la partita interna al Pdl che quella relativa al rilancio dell’azione di governo saranno determinanti già nelle prossime settimane. Ed è anche per questo che i tanti incontri bilaterali di ieri a Villa Doria Phamphili - tra cui quello con il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen per discutere del processo di pace in Medio Oriente - passano in qualche modo in secondo piano.
Sul fronte Pdl, infatti, nonostante un innato scetticismo verso le primarie, il Cavaliere pare comunque essersi convinto della necessità di un cambio di marcia. «Non sono contrario», dice intervistato a Mattino 5, anche se bisogna essere «certi» che non si presentino a votare degli «infiltrati di sinistra». Ecco perché, aggiunge il premier, si potrebbe istituire «una sorta di registro». Alla cautela mattutina di Berlusconi, segue però l’affondo serale di Alfano che si dice «favorevole alle primarie» e «pronto a trovare regole giuste». Dichiarazione evidentemente concordata con il Cavaliere. E l’idea sarebbe quelle di regolamentarle con legge ordinaria (pur non rendendole obbligatorie), un testo su cui starebbe già lavorando Quagliariello. Negli smottamenti interni al Pdl di questi giorni, insomma, c’è tutta un’area del partito che fa fronte comune intorno al neo-segretario Alfano convinto che quella delle primarie sia l’unica soluzione per dare davvero un segnale di discontinuità. «Un alto atto di politicizzazione del berlusconismo amministrativo», spiega un ministro di rango. Traduzione: l’introduzione delle primarie non avrebbe effetti solo sulla definizione della leadership ma anche più in basso nei meccanismi decisionali delle candidature, a tutti i livelli.
E forse è anche per questa ragione che il Pdl è spaccato tra chi le primarie le vorrebbe davvero e chi fa solo buon viso a cattivo gioco. Si vedrà. Di certo c’è che il livello di tensione interna al partito continua a essere alto. Tanto che da qualche giorno sarebbe in corso una raccolta di firme sostenuta da Scajola, Formigoni e Alemanno per chiedere di andare avanti con il processo di rinnovamento del Pdl formalizzando i diversi incarichi di partito.
Alfano, però, pare intenzionato a tirare dritto e già dalla prossima settimana dovrebbe iniziare un giro di «consultazioni» tra le varie aree del partito. Con due obiettivi. Il primo: smussare le tensioni interne. Non è un caso che ieri non solo Berlusconi (ma tanti altri, da Cicchitto a Napoli) si siano presi la briga di rinnovare la loro fiducia a Tremonti. Il ministro dell’Economia, infatti, in questi giorni si sente nell’occhio del ciclone e la notizia di un’ora di telefonata tra lui e Scajola ha lasciato più di qualche perplesso. Forse è anche per questo che ci si è affrettati a rinnovargli la più ampia fiducia. Così, spiega un dirigente di peso, da non «dargli alcun pretesto per eventuali strappi». Il secondo obiettivo di Alfano - per la sua sostituzione alla Giustizia resta in pole position Lupi, ma si fa il nome anche della Gelmini con Lupi che andrebbe all’Istruzione - è invece quello di «dare segnali forti all’esterno». Proporre campagne del partito su scala nazionale e riaprire con decisione il dialogo con l’Udc.
Altro capitolo quello del rilancio dell’azione di governo, affrontato in un incontro al Quirinale con Napolitano (presente come sempre Letta). Sul tavolo, infatti, c’è la manovra triennale da 40 miliardi di euro per ottenere il pareggio di bilancio nel 2014. Potrebbe andare in Consiglio dei ministri il 16 giugno. Magari insieme alla delega sulla riforma fiscale su cui sta spingendo da tempo il premier.

Sul fronte Banca d’Italia invece il capo dello Stato avrebbe invitato il Cavaliere a sentire il Consiglio superiore di via Nazionale per una scelta «concordata» sul successore di Draghi che, secondo Napolitano, sarebbe bene fosse un interno.

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