La dipingono come mission impossible, eppure. Eppure Genova torna al centro della politica. I ministri sembrano improvvisamente affascinati dalla Lanterna e dai carruggi, dopo che, naturalmente, dalle sale dei ricevimenti nei palazzi del potere. Ma il centrodestra non abbassa la guardia. Larrivo di Giulio Tremonti nei giorni scorsi è stato l«antipasto». Forza Italia sta completando lagenda, cercando di far coincidere le poche caselle e i tanti appuntamenti, ma sempre tenendo presente che a Genova bisogna andarci. Tutti. Il più spesso possibile. E così manca ancora da definire il gran giorno di Silvio Berlusconi, che sarà comunque molto ravvicinato alla scadenza elettorale. Prima di lui sarà la volta del coordinatore nazionale Sandro Bondi e di Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Probabilmente il 18 maggio sarà la volta anche delleurodeputato ed economista liberale Renato Brunetta.
Già, la missione impossibile. In quella Genova rossa che la segreteria dei Ds considera già assegnata e quindi neppure meritevole di uno sforzo particolare in campagna elettorale. I sondaggi hanno già dato tutti i numeri possibili. E non sembrano accontentarsi. La società «Ekma» di Luigi Crespi, quella che un mese fa aveva regalato un vero e proprio sogno azzurro accreditando Enrico Musso del 48 per cento e Marta Vincenzi del 52, ha rivisto un po le sue valutazioni. Ha riascoltato i genovesi, telefonando a un campione di 500 cittadini (peraltro lo stesso numero di intervistati scelto per comuni come Latina, Cuneo o Asti che per dimensioni è difficile paragonare scientificamente a Genova), il 18 e 19 aprile scorsi.
A prima vista lesito sembra una brutta notizia per Enrico Musso, candidato del centrodestra, che si attesta al 45 per cento dei consensi, lasciando sul campo tre punti percentuali rispetto a un mese fa. Eppure proprio il precedente sondaggio dava Musso al 48 per cento e la Vincenzi al 52. Senza lasciare spazio altri altri candidati, che sono dieci e difficilmente tutti insieme raccoglieranno lo zero virgola zero per cento. È così che Musso arretra, ma non troppo. E la Vincenzi resta ferma al 52. Uninterpretazione attenta va fatta guardando anche alla seconda parte dellindagine della Ekma. Musso infatti raccoglie il 45 per cento, mentre i partiti della Casa delle Libertà, insieme, non andrebbero oltre il 40. Rapporti rovesciati a sinistra: Vincenzi al 52 rispetto al 57 dei partiti. La traduzione la fa lo stesso Enrico Musso. «Premesso che continuo a non voler prendere troppo sul serio i sondaggi, né quando vanno bene, né quando vanno male, e dato per scontato che io voglio vincere, non partecipare bene - gioca danticipo il candidato del centrodestra - ecco, premesso questo mi fa piacere notare come uno come me, in politica da tre mesi, prenda anche il 5 per cento dei voti di quanti non voterebbero il centrodestra. Al contrario, chi fa politica da 30 anni, ha avuto cariche prestigiose e visibili, ha lappoggio di una macchina fortissima come quella dei partiti della sinistra, non riesce neppure a convincere i suoi elettori. Un elettore di sinistra su dieci preferisce me a lei. Se fosse vero, personalmente, sarebbe un gran risultato. Ma ripeto: voglio vincere non fare bella figura. E coi sondaggi ci vado piano».
Meno esaltanti, invece, i risultati di cui sembra accreditato Gianluigi Burrafato alla Spezia, che non supererebbe il 40 per cento, laddove i partiti che lo sostengono arrivano al 43. E anche il tanto contestato candidato del centrosinistra, Massimo Federici, otterrebbe il 58 per cento mentre le liste che lo sostengono non andrebbero oltre il 55. Solo il 2 per cento si spartirebbero gli outsider Schiffini e Fortunati.
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