RomaLa tensione cè ed è palpabile. E pure se sia Berlusconi che Lula cercano di abbassare i toni e stemperare il clima, è chiaro che la querelle apertasi intorno al caso Battisti sta mettendo a dura prova le relazioni diplomatiche tra Italia e Brasile in vista della convocazione del Tribunale supremo carioca in calendario per lunedì.
Il «merito» è soprattutto del ministro della Giustizia brasiliano Genro. Che dopo essersi opposto allestradizione dellex leader dei Pac pensa bene di rilasciare unintervista al quotidiano O Globo e dire la sua sulla stagione del terrorismo in Italia. Un Paese, secondo Genro, «ancora chiuso negli anni di piombo». «La differenza - spiega il ministro brasiliano - è che qui in Brasile siamo più avanzati su questo argomento, tanto che stiamo discutendo sulla nostra legge di amnistia». E ancora: «In Brasile siamo a livello di una pacificazione politica, mentre in Italia la ferita non è ancora cicatrizzata. Rispettiamo le ragioni dellItalia, ma applichiamo la nostra sovranità». La risposta italiana, come era prevedibile, non si è fatta attendere. «Non mi faccio innervosire - replica Frattini - e non commento espressioni che appartengono alla demagogia e alla retorica del comizio». Di più: «Sappiamo noi che cosa sono stati gli anni di piombo e saremo noi a decidere come chiudere quella stagione che ancora non conosce il pentimento, al contrario larroganza e la sfida di assassini che trovano ancora complici compiacenti». Un riferimento, quello ai «complici compiacenti», che è difficile non collegare alla posizione avuta sia dal governo francese che da quello brasiliano.
E allaffondo del ministro degli Esteri segue un vero e proprio fuoco di fila da parte del governo italiano. Con il sottosegretario alla Giustizia Casellati che critica il governo di Brasilia per la sua «inaccettabile ostilità». Genro, gli fa eco Gasparri, «offende la storia dellItalia, la giustizia e la verità». «Il Brasile sta tirando troppo la corda», aggiunge il capogruppo del Pdl al Senato. Che insieme al ministro della Difesa La Russa aderisce alla raccolta di firme on line per chiedere lestradizione di Battisti in Italia. Polemica anche la Lega. «Non mi pare che il Brasile sia noto nel mondo per i suoi giuristi, quanto piuttosto per le sue ballerine», polemizza Pirovano. Mentre il sottosegretario agli Esteri Mantica critica lUnione europea che è «assente su molte cose». «Forse - aggiunge - un commento che riconoscesse che il sistema carcerario italiano non è quello descritto dal governo brasiliano non sarebbe guastato».
Così, per evitare che il braccio di ferro strabordi in una vera e propria crisi diplomatica, Berlusconi decide di intervenire e distinguere il piano giuridico da quello delle relazioni diplomatiche. «LItalia - dice il presidente del Consiglio - sul fronte giuridico non lascerà nulla di intentato per risolvere il caso Battisti». Un caso, aggiunge il premier, che però «non deve danneggiare gli eccellenti ed amichevoli rapporti bilaterali tra Italia e Brasile, in tutti i settori di reciproco interesse». Insomma, «la questione deve continuare a svilupparsi nel suo alveo naturale» visto che «il governo ha effettuato tutti i passi possibili e necessari anche attraverso, da ultimo, la presentazione di un ricorso alla Corte Suprema brasiliana, di cui si attende con fiducia lesito».
Parole, quelle del Cavaliere, che raccolgono il plauso di Lula. «Berlusconi - fa sapere da Belem il presidente brasiliano - ha detto giusto: cè una decisione sovrana del ministro della Giustizia brasiliano e allo stesso tempo lItalia ha tutto il diritto di fare ricorso alla giustizia». «Quando il potere giudiziario brasiliano prenderà una decisione - aggiunge Lula - qualunque essa sia non discuteremo più e laccetteremo». Anche il presidente carioca, però, ci tiene a sottolineare i buoni rapporti tra i due Paesi. «In ogni caso - spiega - la nostra fratellanza non sarà danneggiata da una decisione del Brasile che alcuni in Italia non hanno apprezzato o da una decisione dellItalia sulla quale alcuni in Brasile non sono daccordo». Insomma, «le relazioni fra Stati sono più importanti» perché «il rapporto tra Italia e Brasile non si può rompere». Visto che «abbiamo trenta milioni di discendenti di italiani», non è un problema qualunque che può «mettere a repentaglio i fortissimi rapporti storici, politici e culturali».
Insomma, nonostante il momento di tensione né Berlusconi né Lula vogliono mettere a rischio i «buoni rapporti» tra i due Paesi, che soprattutto sotto il profilo economico non sono cosa di poco conto.
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