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Berlusconi a Fini: la federazione si farà

Il Cavaliere: "Superate certe resistenze in Fi, via al progetto unitario". E annuncia una grande manifestazione a Roma l’1 e il 2 dicembre. L’impegno dell’ex premier con il leader di An che lo incalza: "So che non fingi e credi nel Partito della libertà. Ora è il momento di passare ai fatti"

Berlusconi a Fini: la federazione si farà
Roma - Avanti tutta con il «sogno» del Partito della libertà passando per la Federazione che «va fatta» a partire da Forza Italia e An e ritorno alla piazza con una grande manifestazione che si terrà a Roma l’1 e 2 dicembre. Dalla festa di Azione Giovani - il Castrum del Celio come recitano le magliette verdi dei giovani militanti di An - Silvio Berlusconi risponde per quasi un’ora e mezzo alle domande del pubblico. E oltre a parlare di politica non perde come suo solito il gusto della battuta. E dunque - mette le mani avanti il Cavaliere - iniziamo con le domande «purché non siano sulle tabelline». E, aggiunge con un sorriso, «se a farle sono delle belle ragazze le corredino con il loro numero di telefono».

Il clou della serata, però, arriva alla fine, quando Giorgia Meloni, sul palco in veste di moderatrice, punta il dito verso la platea: «In decima o undicesima fila, presidente, dovrebbe esserci Gianfranco Fini che ha assistito a tutto il dibattito». Il leader di An si alza, saluta e sale sul palco. Abbraccio tra i due, con tanto di elogio del Cavaliere. «Silvio dice in pubblico quello che dice in privato. E in una società in cui sono troppi quelli che hanno due facce - spiega Fini - è molto positivo poter contare su chi ne ha una sola. È ovvio, però, e questa Silvio te la devo, che poi nel momento in cui si crede in un progetto e lo si annuncia si ha il dovere di farlo». Insomma, questa Federazione «ora tocca farla». I due si stringono la mano e Berlusconi ribatte senza tentennamenti. «Gianfranco - dice - sei tu che mi hai ricordato qualche volta che abbiamo anche un partito alle spalle, quindi ci sono dei momenti in cui bisogna lavorare all’interno per far superare certe posizioni che magari in quel momento appaiono preminenti. Io ho avuto di queste posizioni, ma ti annuncio con piacere di averle superate».

D’altra parte, il leader di Forza Italia la questione l’aveva già affrontata durante il dibattito. Quando dopo aver parlato dei diversi problemi cui stanno andando incontro Ds e Margherita nella strada verso il Pd aveva citato il fatto di dover dimezzare tutte le cariche, non solo nazionali ma soprattutto locali. «Lo stesso problema - spiega il Cavaliere - lo abbiamo noi rispetto al progetto del Partito delle libertà». Ma, insiste, «ho fatto un lavoro quotidiano e paziente per convincere anche molti in Forza Italia, dove qualcuno ha paure comprensibili e teme di perdere il proprio cadreghino». D’altra parte, anche Forza Italia «subisce le patologie di tutti i partiti» e «capita che localmente chi ha raggiunto il potere e posizioni di maggioranza cerchi di mettere in un angolo la minoranza e chiuda la porta a chi ha entusiasmo e vorrebbe rinnovare la vita del partito». È anche per «superare questo stallo», aggiunge, che «ho dato vita ai Circoli della libertà», una «risposta di tutto il centrodestra».

E anche nell’ottica del Partito delle libertà, dice Berlusconi, bisogna ripetere l’esperienza del 2 dicembre. «Ho visto - dice - che quest’anno cade di domenica... Ecco, sogno una manifestazione che sia due-tre volte quella dell’anno scorso. È da qualche giorno che coltivo l’idea di portare a Roma sabato 1 e domenica 2 dicembre milioni di donne e uomini della libertà».

Il Cavaliere parla anche delle ultime vicende Rai («ci hanno finito per mettere le mani») e si dice convinto che il dialogo con la sinistra sia «impossibile». E ancora: «Su temi come la politica estera, le pensioni e il welfare non potranno che implodere».

Poi, per finire, qualche parola sull’indulto («lo rivoterei, le carceri erano al collasso») e su Putin («non c’è da preoccuparsi, è un sincero democratico»).

Prima dell’abbraccio finale con Fini, ancora qualche battuta e una citazione galante del poeta indiano Tagore. «I sogni - recita il Cavaliere rivolto a una militante che stava per fargli una domanda - fuggono dai tuoi occhi come le rondini a primavera dal loro nido». Applausi e altra battuta. «Se volete lezioni di seduzione - scherza - dovete venire da me». «Questa mica l’avrà scritta Bondi?», chiede la Meloni. «Macché, Bondi sta in parrocchia», ride Berlusconi. Anche lui, come vuole la tradizione di Azione Giovani, vittima della beffa della domanda fantasma. Due anni fa era toccato a Fini, allora ministro degli Esteri, vedersela con i «khaziri» (inesistente popolazione perseguitata dai musulmani), mentre per il Cavaliere la domanda è sul dittatore del Laos Pai-Mei. Attimo di titubanza di Berlusconi che inizia a rispondere: «Bè, credo che...». Lo tira fuori d’impaccio la Meloni. «Presidente, scusaci ma Pai Mei non esiste».
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