Berlusconi: «In gioco i risparmi dei cittadini di sedici nazioni»

RomaSul fatto che fosse «necessaria» una «decisione tempestiva» Silvio Berlusconi non ha alcun dubbio. Tanto che il concetto lo continua a ripetere ormai da tre giorni ai leader dei principali Paesi dell’Eurozona. E lo stesso ha fatto ieri da Arcore, dove ha seguito prima la riunione della Commissione Ue e poi il vertice Ecofin in continuo contatto telefonico con José Manuel Barroso, Giulio Tremonti e Antonio Tajani. Con una certa preoccupazione, certo, perché - non ne fa mistero il Cavaliere nelle sue conversazioni private - la situazione è «critica». Insomma, «se non fermiamo subito e in maniera decisa l’attacco della speculazione, lunedì non ce ne sarà più per nessuno». La riapertura delle Borse potrebbe infatti segnare un passaggio decisivo se è vero che, lo dice il primo ministro lussemburghese Jean Claude Juncker, i mercati «si preparano a dar corso ad un’operazione globale per scardinare l’euro dalle sue fondamenta».
Ecco perché Berlusconi ha insistito sin dall’inizio per una risposta immediata facendo asse con il francese Nicolas Sarkozy per frenare le speculazioni, fare quadrato intorno alla Grecia e blindare la moneta unica con misure «chiare» ed «efficaci». Perché, è il senso del ragionamento del premier, qui «non si tratta di difendere solo l’euro ma anche i cittadini di sedici Stati che hanno patrimoni e risparmi». Insomma, dice il ministro degli Esteri Franco Frattini, «nessun Paese può tirarsi fuori» perché servono «risposte chiare e dinamiche da tutti». È per questo che nei suoi contatti con gli altri leader europei il Cavaliere sottolinea la necessità di una presa di posizione netta che dica «basta alle liturgie e ai messaggi di buone intenzioni» che non sono in grado di dare risposte concrete alle ormai sempre più rapide evoluzioni dei mercati. La costituzione di un fondo Ue d’intervento, infatti, secondo il premier è «un passo importante» per permettere ai singoli Paesi di uscire dalla logica delle intese bilaterali e delle successive ratifiche dei Parlamenti.
Sul fronte interno, invece, Berlusconi sembra mostrare una relativa tranquillità. Il sistema dovrebbe reggere e pare non vi siano timori neanche su un possibile irrigidimento del Patto di stabilità perché - è il ragionamento del Cavaliere - se l’Italia dal 5% deve rientrare sotto al 3% ci sono altri Paesi che partono da molto più in alto. E anche il sistema bancario, nonostante il rischio di «contagio» paventato da Tremonti nell’ultimo Consiglio dei ministri, sembra essere minimo visto che le famiglie italiane continuano a risparmiare e le nostre banche restano solide.
Qualche contraccolpo, invece, si rischia sull’azione di governo.

La crisi finanziaria e le misure allo studio a Bruxelles, infatti, potrebbero portare a un’accelerazione dei tempi per la manovra che dovrebbe essere di circa 15 miliardi di euro (25 nei prossimi due anni, secondo gli studi del Tesoro). E a farne le spese potrebbe essere il federalismo fiscale, soprattutto nella previsione del trasferimento agli enti locali del patrimonio dello Stato.

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