Roma - Una giornata piena quella di Silvio Berlusconi. Che si apre con la conferenza programmatica di Azione sociale e si chiude con un lungo intervento al congresso del Pri, passando per due collegamenti telefonici con le convention di Forza Italia di Parma e Firenze e un pranzo all’hotel Parco dei Principi con i giocatori del Milan scesi nella capitale per la sfida serale con la Roma. Al punto che a sera, mentre il Cavaliere passeggia con Francesco Nucara tra le stampe dei manifesti che ripercorrono la storia del Pri, Sestino Giacomoni - deputato azzurro e stretto collaboratore dell’ex premier - si lascia scappare un bonario «anche questa è fatta». Già, perché non c’è dubbio che il timing della giornata del leader di Forza Italia, sia tornato quasi ai livelli della campagna elettorale.
D’altra parte, non è un caso che sin dalla mattina, ospite di Alessandra Mussolini, Berlusconi affondi il colpo sulle amministrative. Che, ripeterà anche nei collegamenti con Parma e Firenze, sono «una tappa importantissima per arrivare il prima possibile, a seguito di una nostra grande vittoria, alle elezioni politiche» e «tornare a governare il Paese». Per questo, spiega, «è importante che tutti i partiti del blocco liberale siano uniti». Udc compresa. Così, se venerdì da Reggio Calabria il Cavaliere non aveva risparmiato più d’una frecciatina a Pier Ferdinando Casini, nel suo tour de force romano decide di non alimentare la polemica. Anzi, proprio in nome dell’unità si dice speranzoso che i centristi «tornino rapidamente a casa», con la convinzione che «la base elettorale dell’Udc non condivide la posizione da battitore libero rispetto alle altre forze della coalizione».
l Cavaliere, dunque, riparte dalle amministrative. Deciso a politicizzare al massimo la tornata elettorale di primavera per aprire le porte a eventuali elezioni anticipate. Con una promessa per la platea di Azione sociale: «Ho intenzione di portare in Parlamento molti più giovani, ma soprattutto il 50 per cento saranno donne». Anche perché, il leader di Forza Italia è convinto i numeri in Senato non daranno più ragione a Romano Prodi. «Fino a adesso - ammette - ha avuto ragione, ma da qui in avanti sono convinto che le due sinistre potranno trovarsi in disaccordo». Insomma, la maggioranza «non resisterà a lungo» su temi come «la previdenza», i contratti del «pubblico impiego» e «la politica della famiglia». E in questo senso parla di «panorama politico paradossale», con i Ds da cui «si sta staccando una parte non piccola» del partito, e due sinistre di cui una «si dice orgogliosamente comunista» e l’altra sì «moderata» ma «ormai smarrita». E ancora: «Ds e Margherita sono sotto il ricatto della sinistra antagonista».
Dal palco del congresso del Pri, il Cavaliere torna poi a parlare delle liberalizzazioni. Incassando molti applausi ma pure qualche mugugno. «Le hanno fatte per favorire le coop rosse», ripete incassando la sonora protesta di un anziano delegato che lo invita a «studiare la storia». Berlusconi non se ne cura e affonda il colpo: «Queste liberalizzazioni sono solo propaganda mendace e dirigismo perché realizzano un’invasione indebita nel mercato, distorcendo la libera concorrenza e imponendo fatti demagogici, come l’abolizione delle ricariche telefoniche. E ora le compagnie telefoniche sono disperate». Insomma, in «tutti i provvedimenti di questo governo si ritrovano le radici ideologiche del comunismo». Secondo il Cavaliere, pure sul tema dell’immigrazione. La sinistra, dice, li vede «con favore come fattore antagonistico allo Stato borghese, alla Stato della nostra civiltà occidentale».
E dall’immigrazione, aggiunge, sono derivati maggiori problemi di criminalità. «Milano, per esempio, per la prima volta sente il bisogno di sicurezza», aggiunge il leader di Forza Italia. Con tanto di siparietto quando dalla platea del congresso repubblicano qualcuno chiede ironico se Milano sia «governata dai comunisti». «Interruzione rozza ma efficace», ribatte Berlusconi. Che torna ad attaccare il governo e la maggioranza. «È solo - dice - un gruppo di potere senza credo e senza ideali». Non manca l’accenno al «sogno» del partito unico delle libertà.
Anche se, ammette, «non tutti gli alleati sono d’accordo». E dunque, per il momento la strada da seguire è quella della Federazione che sarebbe «un passo avanti importante» perché permetterebbe di prendere decisioni a maggioranza anche se un partito non è d’accordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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