Roma - Gabbie salariali sì o no? «Tutti condividono l’esigenza di rapportare retribuzioni e costo della vita al territorio», risponde Berlusconi in un’intervista al Mattino, perché «legare i salari ai diversi livelli del costo della vita fra Sud e Nord risponde a criteri di razionalità economica e di giustizia». Poi il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi precisa: «Il premier pensa a contrattazioni regionali per stimolare investimenti nel Sud, non alle gabbie salariali». Il Cavaliere, in vacanza sul lago Maggiore, annuncia anche il piano Marshall per il Meridione, la Banca del Mezzogiorno e assicura: piede premuto sull’acceleratore su infrastrutture, turismo e innovazione. Qualche critica infine alle Regioni guidate dalla sinistra: da loro un atteggiamento preconcetto nei confronti del governo. E una stoccata ai «frondisti» del Partito del Sud: rappresentazione giornalistica, nessuna ipotesi politica.
Salari differenziati: sul tema caldo di questi giorni, antico cavallo di battaglia leghista su cui è tornato sabato scorso proprio Bossi, il Cavaliere «apre» al Carroccio. Tanto che Calderoli esulta e scherza: «Chiudiamo volentieri un occhio sul fatto che il premier ci ruba i brevetti». Poi, serio: «Qualcuno sostiene che sarebbe sotto ricatto della Lega e ciò significa non sapere e non capire». Di fatto il Senatùr non ha fatto mistero che durante l’estate farà sventolare la bandiera delle gabbie salariali: «Gli stipendi qui al Nord sono troppo bassi - aveva spiegato il leader leghista -. Invece di dare tanti soldi allo Stato bisogna metterli in busta paga». Punto. Nonostante la comprensione di Berlusconi, di certo non si tornerà indietro al vecchio sistema delle buste paga differenziate anche del 20 per cento, a seconda del costo della vita in una determinata zona. Le storiche «gabbie» non risorgeranno, dopo il funerale decretato nel 1969 con gli hurrà dei sindacati. Più facile pensare a un sistema che lasci spazi di negoziazione collettiva, a livello regionale e aziendale, per limare la sperequazione del costo della vita. Sul tema, la partita all’interno della maggioranza è apertissima e dall’esito incerto, visto lo scalpitare della Lega.
Di sicuro, invece, c’è il pensiero fisso del premier sul Sud. Al Mattino annuncia che, dopo l’estate, sarà la priorità della squadra di governo. Già pronto l’ambizioso progetto: «Un grande New Deal rooseveltiano, un piano Marshall per il Mezzogiorno, con il ruolo guida affidato al premier in persona». Fondamentale il nodo delle risorse: i soldi ci sono o no? Berlusconi assicura che «alla Banca del Mezzogiorno, che vorremmo operativa dopo la pausa estiva, sta lavorando il ministro Tremonti». C’è la consapevolezza che «le banche che operano nel territorio non bastano», quindi «il progetto si fonderà sulla rete creditizia delle banche di Credito cooperativo che nelle regioni del Sud, nel 2008, hanno raccolto 14,6 miliardi e ne hanno impiegati 10».
Sulla questione dei fondi Fas, causa di malumori anche all’interno del Pdl, il Cavaliere torna a spiegare che «non mancano i fondi ma i progetti in cui impiegarli». Una critica al mancato utilizzo di una montagna di denaro e la spiegazione che «il governo ha preferito utilizzare per servizi e attività a beneficio di tutto il Paese fondi che sarebbero rimasti ancora a lungo inutilizzati».
Gli obiettivi per far correre il Mezzogiorno sono quelli reclamati da molti «imprenditori straordinari del Sud: un efficiente sistema di infrastrutture, un contrasto alla criminalità organizzata e una fiscalità di vantaggio che attiri nuovi investimenti». Già individuati anche gli ambiti su cui puntare per il piano di rilancio decennale: «Infrastrutture, turismo, innovazione: tutti settori che possono creare un gran numero di posti di lavoro anche per diplomati e laureati». A dar man forte ai propositi governativi, quella riforma federale che corre spedita in Parlamento. Berlusconi riconosce che se l’economia del Mezzogiorno ha zoppicato è anche per «la responsabilità delle classi dirigenti meridionali e del cattivo funzionamento del Titolo V della Costituzione.
È solo con il federalismo fiscale che avremo un’effettiva assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti delle regioni meridionali». Berlusconi resta ottimista anche perché «Italia e Francia danno segnali di ripresa e noi stiamo facendo meglio del previsto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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