Roma«Vorrei rassicurare tutti i presenti. Con Umberto ci siamo sentiti ieri e va tutto bene. Di lui mi fido come sempre». Il Consiglio dei ministri non è iniziato da molto quando Silvio Berlusconi invita a non enfatizzare le cronache di quei giornali che raccontano di una rottura imminente tra Lega e Pdl. Certo, qualche frizione cè stata ma resta lobiettivo comune di lavorare affinché Letizia Moratti riesca a ribaltare la situazione e conservare la poltrona di sindaco di Milano. Qualsiasi altra considerazione, dunque, è rinviata a dopo il ballottaggio. Ed è proprio questo che si ripetono Cavaliere e Senatùr in oltre unora di faccia a faccia al termine della riunione di governo. Un incontro cui prendono parte anche Roberto Calderoli e Giulio Tremonti. Ed è proprio a questultimo che sia Berlusconi che Bossi chiedono un intervento pesante sul fronte fiscale. Perché, comunque finisca a Milano e Napoli, «è arrivato il momento di dare uno scossone». Il risultato milanese, insomma, viene considerato un campanello dallarme a prescindere da come finirà la partita il 29 e 30 maggio. Ed è per questo che è ormai improrogabile un deciso rilancio dellattività di governo. Anche perché - spiega il premier durante il Consiglio dei ministri - sui numeri sono «sereno» visto che a breve «la maggioranza si allargherà». È importante, si raccomanda però il Cavaliere, «mostrare la nostra compattezza anche attraverso una assidua presenza in aula». Perché se è vero che gli incidenti in aula (mercoledì il centrodestra è andato più volte sotto alla Camera) sono «marginali» il problema è che poi «vengono enfatizzati dai media».
Berlusconi e Bossi, però, parlano soprattutto della campagna elettorale. Il Cavaliere, infatti, ancora non ha deciso se mettere o no la faccia su questi ultimi giorni di campagna elettorale ma non lo esclude affatto. Anzi, potrebbe iniziare già oggi con alcune interviste televisive. Poi si ipotizza un comizio congiunto del Cavaliere e del Senatùr, con il problema però che il premier sarà assente sia giovedì che venerdì prossimi (ultimi giorni prima del silenzio elettorale) perché impegnato al G8 di Dauville in Francia. Bossi, invece, sarebbe decisamente più propenso a una grande manifestazione a Milano anche se i problemi sono molti. Intanto i tempi strettissimi e poi il concertone con Jovanotti, Irene Grandi e Ligabue su cui sta lavorando da tempo Giuliano Pisapia. Inutile dire quale tra i due appuntamenti sarebbe più accattivante. Al momento, insomma, lunica certezza è quella di presentarsi allelettorato come un fronte comune e legare i repicproci destini. Perché, concordano Berlusconi e Bossi, «si vince o si perde insieme».
Tutte questioni di cui si discute a lungo nelle riunioni di Palazzo Grazioli dove nel pomeriggio si affacciano quasi tutti i big del Pdl, da Angelino Alfano a Denis Verdini, passando per Ignazio La Russa, Maurizio Lupi, Marcello DellUtri. Alla presenza degli immancabili Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.
Sotto traccia, però, restano i sommovimenti interni al Pdl. Dove è molto probabile che si arriverà ad una resa dei conti dopo i ballottaggi. Anche il «processo» a Mario Mantovani, attuale coordinatore del Pdl in Lombardia che qualcuno vorrebbe sostituire con Massimo Corsaro, è stato infatti congelato fino al voto. Il risiko nel partito è però già iniziato. Con Claudio Scajola attivissimo. Lex ministro dello Sviluppo economico avrebbe infatti contatto o incontrato alcuni big azzurri come Alfano, Franco Frattini e Mariastella Gelmini. Un tentativo di dialogo, dunque, tra anime diverse allinterno del fronte degli ex Forza Italia. Che si sarebbero trovate daccordo su un punto: il Pdl così comè non funziona e bisogna tornare allormai celebre «spirito del 94». Certo, è presto per dire quale possa davvero essere lesito di queste consultazioni, ma di certo il dato politico è significativo.
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