Roma«Di certo non resteremo a guardare». Sono giorni che Silvio Berlusconi non parla in pubblico, deciso ad attendere che si risolva la querelle sulle liste di Lombardia e Lazio, convinto che i vertici del Pdl abbiano commesso «errori grossolani» ma certo di una soluzione positiva almeno per Formigoni. Caso il suo decisamente diverso da quello della Polverini, dove il pasticcio combinato al momento della presentazione della lista è difficilmente spiegabile. Un temporeggiare, quello del Cavaliere, che potrebbe chiudersi oggi, visto che le decisioni delle Corti dappello di Roma, Milano e Torino sono state lette a Palazzo Grazioli non certo come una coincidenza. Se era attesa la bocciatura del ricorso della Polverini, altrettanto scontato era il via libera a Formigoni che invece non è arrivato. Circostanza che a via del Plebiscito legano alla decisione dei giudici di Torino, dove il leghista Cota se la dovrà vedere non solo con la Bresso ma anche con due liste che è davvero difficile non definire truffa: la Lista Cota e la Lega Padana. Insomma, che sia in atto un tentativo di «condizionare» la tornata elettorale o quantomeno «sabotare» la campagna elettorale dei candidati del centrodestra per Berlusconi inizia ad essere molto più che una sensazione, tanto che in privato arriva ad evocare un «tentativo di colpo di Stato». Perché, è il ragionamento del Cavaliere con i suoi, il caso della Lombardia dimostra che per «qualche cavillo» si vogliono «escludere milioni di italiani dallesercizio democratico». Considerazioni condivise ieri al telefono da Bossi, daccordo sulla necessità di «intervenire subito». Non a caso, questa mattina a Palazzo Grazioli ci sarà un vertice tra il premier e lo stato maggiore leghista.
Da ieri, insomma, la tentazione di rovesciare il tavolo è sempre più forte. Magari già stasera, quando alle 19 il premier incontrerà allHotel Excelsior sia la Polverini che tutti gli eletti del Lazio. Un appuntamento voluto dal Cavaliere per cercare di serrare le file di una campagna elettorale che a Roma si annuncia difficile e al quale ha deciso di partecipare anche Fini. Ancora non è confermata, invece, la presenza di Berlusconi alla manifestazione di piazza Farnese e una decisione definitiva sarà presa solo oggi, quando sarà più chiaro il quadro delle contromosse da adottare. È chiaro, infatti, che se il premier intervenisse ad un comizio elettorale non potrebbe che sparare a zero sulle decisioni delle Corti dappello di Milano, Roma e Torino.
Di certo, ragiona in privato Berlusconi, «non resteremo a guardare». Perché, spiega Bonaiuti, «nel momento più alto della democrazia, quello del voto, non si può pensare di lasciare senza scelta due regioni che insieme rappresentano più di un quarto della popolazione italiana». Concetto che La Russa traduce con un «se ci cacciano siamo pronti a tutto» beccandosi, pare, la reprimenda telefonica di Fini. Da ieri sera, però, tutto il centrodestra è sulle barricate. Carroccio compreso visto che unesclusione di Formigoni significherebbe per la Lega Lombarda ritrovarsi a mani vuote mentre la Liga Veneta è ai vertici della regione, il che equivarrebbe quasi ad un terremoto nel movimento di Bossi. E lipotesi che si inizia a far strada è quella di un intervento legislativo ad hoc del governo per riaprire i termini di presentazione delle liste. Il che significherebbe con ogni probabilità uno slittamento della data delle elezioni di qualche settimana. Una via da prendere con il placet del Quirinale che, fanno sapere a Palazzo Grazioli, «sarà tenuto al corrente di tutto». Una decisione, dunque, dovrebbe essere presa nella tarda mattinata di oggi, dopo il faccia a faccia di ieri sera tra il premier e i tre coordinatori Bondi, Verdini e La Russa, una lunga cena con alcuni senatori del Pdl e il vertice con la Lega di questa mattina.
Di certo, cè che il Cavaliere è deciso a giocare la campagna elettorale in prima persona. Ieri si è dedicato a registrare gli spot elettorali, ma pare più che deciso a passare in rassegna tutte le regioni al voto con la formula già usata a Torino (conferenza stampa più cena elettorale).
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