Berlusconi: Pd ammanettato a Di Pietro

Roma«Una scelta di campo». Chiusa la querelle sulle liste elettorali - la decisione del Tar del Lazio è attesa per oggi, anche se si rischia ancora qualche strascico tra ricorsi a Consiglio di Stato e Consulta - Silvio Berlusconi si prepara a una campagna elettorale a tambur battente. Con l’obiettivo di recuperare il tempo perso dietro al pasticcio delle liste e cercando di rimediare al calo di tre punti registrato negli ultimi sondaggi. Una perdita di terreno dovuta proprio al caos di questi giorni, che ha lasciato piuttosto perplessa una fetta dell’elettorato del centrodestra. Un calo «recuperabile», spiega Paolo Bonaiuti, visto che si tratta di «nostri elettori», gente che non è passata con il Pd ma che si è solo «spostata nella zona dell’astensionismo». Insomma, voti destinati a rientrare nei prossimi venti giorni di campagna elettorale.
Che il Cavaliere si prepara a giocare tutta all’attacco, spiegando che il problema delle liste è frutto soprattutto di una particolare attenzione della magistratura e puntando il dito contro l’opposizione, non solo l’Idv ma anche il Pd che continua ad essere al traino di Antonio Di Pietro. D’altra parte, è nello schema del muro contro muro che Berlusconi riesce a tirare fuori i suoi colpi migliori. E l’opposizione - che passati quindici anni ancora pare non averlo capito - gli serve la polemica su un piatto d’argento, prima con gli strali di Di Pietro contro il Colle e poi - sabato prossimo - con la manifestazione contro il decreto. Dove ci sarà una piazza divisa tra chi è contro Berlusconi e chi è contro Napolitano. «Ancora una volta - spiega Bonaiuti - dimostrano di saper solo fare chiacchiere oppure strillare».
Già ieri, nonostante la giornata l’abbia passata interamente ad Arcore, il premier ha dato un primo assaggio di come saranno i prossimi venti giorni. Con una telefonata a Napoli durante la manifestazione elettorale di Stefano Caldoro e con un messaggio video trasmesso a Torino durante un incontro pubblico promosso dal Pdl. Berlusconi parla di «scelta di campo» tra «un governo che risolve le emergenze» e «una sinistra che sa solo insultare e dire di no». «Se tornassero al governo - aggiunge - ci sarebbe uno Stato di polizia: rimetterebbero l’Ici sulla prima casa, aumenterebbero le tasse su Bot e Cct, introdurrebbero la patrimoniale perché è così che pensano di ridurre il deficit pubblico, darebbero ai pm la possibilità di intercettare su tutte le materie, togliendo ogni spazio alla privacy, ed aprirebbero le frontiere a tutti gli immigrati, un’invasione per sovvertire il dato elettorale e far diventare minoranza noi moderati». Ancora più duro nel messaggio a Torino, dove corre per la regione il leghista Roberto Cota. «La sinistra - attacca - è ammanettata a Di Pietro».
Ma nelle prossime settimane il Cavaliere è intenzionato ad essere presente anche di persona, soprattutto nelle regioni dove la partita è aperta. La formula dovrebbe essere quella di Torino, conferenza stampa più cena elettorale. Anche se c’è chi come Raffaele Fitto avrebbe chiesto a Berlusconi di partecipare a un comizio vero e proprio, non in piazza ma in un palazzetto dello sport. Eventualità che la scorta del premier esclude per le ben note ragioni di sicurezza, ma che Berlusconi - sempre avvezzo alla piazza - starebbe ancora valutando. D’altra parte, se gli ultimi sondaggi sulla Puglia sono esatti (Rocco Palese sarebbe solo due punti sotto Nichi Vendola) tirare la volata al candidato del centrodestra potrebbe avere il suo peso. A Napoli, invece, Berlusconi dovrebbe scendere il 19 marzo, giorno in cui si concluderà il viaggio per i porti della Campania della «Nave della libertà». L’idea è di Nicola Cosentino e prevede una ciurma di «Marinai della libertà» (questa la scritta sulle loro magliette) con tanto di «Salvagenti della libertà» da tirare agli elettori.
Delle tredici regioni al voto, però, il premier si concentrerà soprattutto su quattro o cinque. Date per vinte Lombardia, Veneto, Campania e Calabria, sarà presente nel Lazio, dove la querelle sulle liste ha portato ad un arretramento di Renata Polverini. Ma anche in Liguria - gli ultimi sondaggi danno Sandro Biasotti sopra di un punto - e in Puglia.

E tornerà ancora in Piemonte, dove al momento tra Cota e Mercedes Bresso è un testa a testa. «Partiamo dal 2 a 11 di cinque anni fa. E ogni regione che strapperemo al centrosinistra - dice Bonaiuti - sarà per noi una vittoria».

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