Seoul - Da una Corea all’altra. Da quella di Montecitorio, dove ormai il caos regna sovrano alla ricerca di una qualche ricetta che possa evitare la crisi, a quella di Seoul, dove Berlusconi atterra a notte fonda per partecipare a un G20 che si annuncia teso visto che un accordo sulle nuove regole della finanza globale pare ancora lontano.
Prevedibile, dunque, che il Cavaliere affronti le quasi tredici ore di volo non proprio di buon umore, con gli occhi sui dossier economici che gli sottopongono gli sherpa di Palazzo Chigi ma anche con la testa al faccia a faccia in programma questa mattina tra Bossi e Fini e le orecchie attente ai resoconti che arrivano da Roma dell’incontro (non confermato ufficialmente) tra Gianni Letta e il presidente della Camera a cui avrebbe peraltro partecipato anche Casini. Gli ultimi disperati tentativi di siglare una tregua. Provvisoria e traballante, destinata ad essere rinnegata di qui a pochi mesi, ma pur sempre una tregua. Un panorama fluido e difficile da interpretare, perché i pochi che parlano raccontano versioni discordanti e sono in molti invece i big che scelgono la via del silenzio. Di certo c’è solo che la tanto attesa resa dei conti è ormai ad un passo. E che la morsa intorno al Cavaliere si sta facendo sempre più stretta: dalla richiesta di dimissioni per Bondi al pm minorile di Milano che sul caso Ruby accusa pubblicamente Maroni di aver detto il falso passando per Bersani che annuncia una mozione di sfiducia del Pd al governo. Senza contare un Fini sempre più deciso ad alzare l’asticella e assestare il colpo finale al Cavaliere e un Casini che, seppure nelle retrovie, sembra disposto a giocare d’intesa con l’ex leader di An. Comprensibile dunque che pure uno solitamente cauto con le parole come Letta parli in pubblico di un governo che «ha prospettive che in queste ultime ore sembrano restringersi non ad anni ma a periodi e misure di tempo più contenuti ».
Il punto, però, è capire come si arriverà al game over. Nelle ultime ore, infatti, filtrano indiscrezioni su un Cavaliere che, seppure scettico, starebbe ragionando sull’ipotesi di un Berlusconi bis. Con apertura della crisi,reincarico e ingresso di Fli e Udc nell’esecutivo. L’unica condizione,si dice, che Fini accetterebbe per non ritirare la sua delegazione ministeriale e poi mandare sotto il governo in Parlamento (eventualità nella quale un reincarico sarebbe difficile e la via dell’esecutivo tecnico in discesa). Una soluzione che Berlusconi potrebbe accettare- e il condizionale è d’obbligo - se ottenesse garanzie chiare. Perché, avrebbe detto, di Fini non mi fido e il rischio di un trappolone è altissimo. D’altraparte, non si capisce bene la necessità di un bis quando allargamento della maggioranza e ritocco del programma potrebbero essere fatti senza alcuna crisi. O meglio, spiega il pdl Napoli, lo si capisce «benissimo » perché sia Fini che Casini «vogliono fregarlo». E la strada, infatti, non sembra convincere altri big della maggioranza, tanto che Quagliariello assicura che stasera «non ci sarà nessun annuncio di un Berlusconi bis». E pure chi è stato gomito a gomito con il Cavaliere fino a poco prima della sua partenza per Seoul lo descrive intenzionato ad andare avanti con la legislatura finché non ci sarà un voto del Parlamento ad aprire la crisi.
La verità e che a parte i pochi, pochissimi pontieri, nessuno sa come finirà la partita. Con l’unica certezza che se il Cavaliere davvero dicesse «sì» ad una crisi pilotata guadagnerebbe qualche mese di legislatura ma consegnerebbe a Fini e Casini la futura spartizione del centrodestra. E con il dubbio che la disponibilitàfiltrata in queste ore non sia altro che un modo per contenere un Fini sempre più deciso ad arrivare al redde rationem .
Tanto che avrebbe chiesto a Letta non un Berlusconi bis ma un passo indietro del Cavaliere.Tanto dall’essere pronto a ritirare ministri e sottosegretari già domani, quando Berlusconi sarà ancora a Seoul per la chiusura del G20.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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