Roma - «Si respira un’aria strana, la stessa del 1994...». Non è uno dei suoi tanti sfoghi quello in cui ieri Berlusconi evocava la caduta del suo primo governo dopo solo otto mesi di vita. A Palazzo Grazioli, infatti, la giornata scorre piuttosto agitata, con Giulio Tremonti che evoca pubblicamente elezioni anticipate (e lo fa dal palcoscenico internazionale dell’Ecofin) e con il tam tam che arriva da Oltreoceano sull’imminente declassamento del raiting dell’Italia da parte di Moody’s atteso per la tarda sera (dopo la chiusura di Wall Street). D’altra parte, i due fatti per il Cavaliere sono strettamente collegati tanto che in più d’una conversazione privata non lesina critiche durissime nei confronti del ministro dell’Economia. Quasi con nessuno, invece, parla dell’imminente declassamento italiano, forse nella speranza che per le dieci di sera qualcosa possa ancora cambiare.
Tutto, invece, fa come previsto. Con Palazzo Chigi che già dalle otto di sera ha pronta un nota per replicare a Moody’s. Che, non è un caso, arriva comunque dopo il commento praticamente a tempo di record di Bersani che parla di«mazzata»e invoca«un cambiamento » per il bene del Paese. È la conferma che quanto avevano riferito in giornata al Cavaliere - e cioè che il Pd fosse a conoscenza delle intenzioni di Moody’s- è vero. E forse anche di quella sensazione di stretta finale che attanagliava ieri Berlusconi al punto di farlo andare con la mente al 1994.
Pubblicamente il premier si limita a parlare di «decisione attesa» e assicura che «il governo sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico». In privato, però, la convinzione è che dopo averci provato in Parlamento con lo strappo del Fli e nei tribunali con il moltiplicarsi delle inchieste della magistratura ora sia in atto un tentativo di «golpe finanziario». Una partita nella quale potrebbero avere un ruolo anche gli Stati Uniti (prima di Moody’s anche Standard &Poor’s ci aveva declassato) che negli ultimi anni non hanno mai troppo gradito l’asse tra Palazzo Chigi e il Cremlino (e in Russia pare che il Cavaliere sia atteso proprio domani, una visita che a questo potrebbe essere però rimandata).
Già, perché è la battuta di Tremonti all’Ecofin il termometro di quanto la situazione sia delicata (che la Spagna tenga meglio di noi - dice - «potrebbe dipendere dall’annuncio di elezioni anticipate» e «dalle prospettive di un nuovo governo»). Con l’ennesimo fronte - quello finanziario - che va ad aprirsi. Troppe le battaglie da combattere visto che ogni giorno ha la sua pena, che sia il processo Ruby o l’affondo della Confindustria oppure la sentenza Mills attesa per novembre. E Berlusconi sa che in molti hanno cominciato a muoversi, soprattutto ora che Napolitano ha «benedetto»il referendum sulla legge elettorale.
L’aria, insomma, è quella delle grandi manovre, «la stessa - ripete in privato - che tirava a fine ’94». Il timore,infatti,è che-dopo l’ennesima prova di tenuta parlamentare della maggioranza su Milanese e Romano- i fautori del dopo-Berlusconi puntino su una «scintilla» esterna arrivata dai Moody’s. E in questa situazione è ovvio che il premier ritenga «intollerabile» l’ennesimo braccio di ferro con Tremonti sul decreto-sviluppo. «Lo vuole fare a costo a zero, un provvedimento del tutto inutile su cui ci salteranno tutti addosso », si sfoga con i suoi. Ancora: «E invece questa volta o troviamo i soldi e facciamo qualcosa di concreto oppure finisce male».
Cresce, dunque, la preoccupazione. E forse è anche per questo che Berlusconi torna a parlare di un partito da affiancare al Pdl. Il marchio già registrato e adeguatamente «sondato» dovrebbe essere «Italia per sempre» (lo scorso anno aveva depositato un più sintetico «Italia»). Un partito che potrebbe anche servire a «sganciarsi » dal Pdl dove le fronde interne e le tante beghe iniziano per il premier a essere quasi insopportabili.
«Non se ne può più di tutti questi distinguo da parte di gente che non conta nulla e che non porta un voto», s’era sfogato qualche giorno fa commentando l’ennesima richiesta tra le righe di un passo indietro da parte di un esponente della maggioranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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