Berlusconi studia il piano-Biondi

Berlusconi studia il piano-Biondi

Il progetto nuovo è il vecchio progetto. Quello che Alfredo Biondi illustrerà questa sera a Silvio Berlusconi è un ritorno al passato. E ne va fiero, per coerenza. Perché mica è detto che andando avanti si migliora qualcosa. L’importante è ripartire da quello spirito liberale che ha sempre spinto il senatore azzurro nella sua lunga militanza politica.
Biondi, vuole tornare al pentapartito?
«No, anzi. Credo piuttosto che da un bipolarismo imposto si possa andare verso un bipartitismo voluto. Che poi è un po’ quello che accade nelle maggiori democrazie europee».
Alla tedesca? All’inglese? Alla francese?
«L’importante è avere due partiti che si confrontano in un’area democratica e liberale. Uno più liberale che si confronta con uno socialdemocratico. Così è più facile accettare la logica dell’alternanza».
E il grande saggio come consiglia di costruirlo questo partito?
«Tornando alle origini di Forza Italia, tornando al rapporto con la gente, con l’entusiasmo dei circoli. Che devono essere una nuova forza, un importantissimo lievito. Non condizionare il partito, ma aiutarlo».
Andiamo alla base, che poi è la gente, quella gente che oggi sta cercando di capire.
«Sì, appunto. Berlusconi ha detto che vuole rovesciare la piramide. Il fatto è che finora la piramide era rovesciata, bisogna raddrizzarla. Invece dovrà essere la base a nominare, gradino dopo gradino, il vertice, non viceversa».
Berlusconi in discussione?
«È l’unico leader che riconosciamo, gli altri devono essere scelti. Alle primarie dove servono, soprattutto per i ruoli più significativi. Ma penso anche a una riforma elettorale che riporti le preferenze. Insomma qualcosa che butti giù quella che ho definito la leadercrazia. Abbiamo Berlusconi come leader, e basta».
E gli alleati dove li mettiamo?
«Sono convinto che appena passerà il momento del giusto orgoglio di partito si potrà tornare a un confronto e a una collaborazione positiva. Non solo con gli alleati di oggi, ma con altri liberali che stanno cercando una collocazione».
Dini e Capezzone?
«Il primo ha già chiamato liberal-democratico il suo movimento. E il termine liberale è già una garanzia. Capezzone è invece un ragazzo intelligente e coraggioso. Potrebbe trovare finalmente la sua collocazione definitiva».
E se tutto questo non andasse in porto?
«Bisogna provarci. Sennò si vedrà. Ad esempio, sul discorso elettorale, se non si trova l’accordo, la parola spetterà al popolo, con il referendum.

Ma è cambiata la politica, anche Sarkozy, in Francia, ha chiesto il voto, dicendo che avrebbe governato senza lacci né vincoli».
Il progetto collima già con quello di Berlusconi. Le anticipazioni di Claudio Scajola lo confermano. Biondi chiede solo più slancio liberale.

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