Bersani apre la campagna per le primarie e organizza il suo contro «party» al Palalido

(...) Così è esplosa la finzione. Domenica sei settembre, primo fine settimana della Festa milanese del Pd al Palasharp, Pier Luigi Bersani organizza la contro «festa» al Palalido, mettendo insieme delegati in arrivo da tutta Italia per il primo appuntamento di peso in vista delle primarie di ottobre. Distanza tra gli eventi un chilometro e mezzo, tre minuti di macchina per separare due mondi.
I secessionisti del Palalido negano ogni intento polemico: «Bersani ci teneva ad aprire la campagna a Milano il 6 settembre e abbiamo scelto una sede vicina in un momento che non vede iniziative contemporanee». Proprio contemporanee no, ma al Palasharp in prima serata, ore 21, andrà in onda Piero Fassino, fan di Dario Franceschini. I lavori della mozione Bersani al Palalido si apriranno alle 17 col segretario regionale, Maurizio Martina. A seguire Rosy Bindi, Massimo D’Alema ed Enrico Letta.
Dispettucci da separati in casa a una festa già in tono minore. Tre ristoranti al posto dei cinque dello scorso anno, venti giorni (dal 3 al 21 settembre) invece di un mese, costi contenuti nella speranza di arrivare a un pareggio. La Festa 2008, in assenza dei militanti entusiasti del passato, si è chiusa con un passivo di 150mila euro. E l’agitazione congressuale rischia di danneggiare, invece che essere d’aiuto.
Protestano gli organizzatori. «Non ci hanno nemmeno chiesto la disponibilità, li avremmo ospitati volentieri. Spero sia stata solo una grave disattenzione» polemizza il segretario milanese del Pd, Ezio Casati. Replica Filippo Penati, coordinatore nazionale della mozione Bersani: «La scelta di non utilizzare gli spazi della Festa democratica per una sola mozione congressuale conferma l’intenzione della mozione Bersani di puntare all’unità del partito». E assicura: «Ai partecipanti che verranno da tutta Italia, rivolgeremo l’invito a terminare la serata insieme proprio agli stand della Festa».
Il fatto è che gli spazi ai dibattiti sono stati assegnati col «manuale Cencelli», per usare l’efficace espressione di un dirigente del Pd. I rapporti in questo momento sono tali che se fosse successo il contrario, ovvero se Bersani avesse organizzato l’apertura della campagna congressuale alla Festa democratica, si sarebbe scatenato comunque un putiferio. Parlerà una volta Bersani, una Franceschini e una Marino e anche i partecipanti «minori» ai dibattiti sono selezionati secondo una logica degna della più rigida par condicio.
I festaioli del Pd potranno consolarsi con Roberto Formigoni. «Se mi invitano, ci vado» fa sapere il presidente della Regione. È probabile che non sarà in compagnia di Letizia Moratti. «Il sindaco di Milano è benvenuto e se non viene si prende una grossa responsabilità.

Ma se deve chiedere l’autorizzazione di Berlusconi, resti pure a palazzo Marino» attacca il segretario milanese, Casati. L’agenda della Moratti è fittissima di impegni, fanno sapere in Comune, e con queste premesse non sarà agevole liberare uno spazio.

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