Bertinotti agita la crisi: "Gli operai non si toccano"

Il diktat del presidente della Camera: "No all’innalzamento dell’età pensionabile per i lavori usuranti". Critiche dalla Margherita

Bertinotti agita la crisi: "Gli operai non si toccano"

da Roma

«Nessuno vuole la crisi. Ma questo non vuol dire che il rischio non c’è...». In un lungo colloquio con Repubblica il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha delineato la possibilità di una caduta del governo Prodi sulla questione previdenziale.
E ha cercato, a suo modo, di gettargli una ciambella di salvataggio. «Qualunque intervento sull’età pensionabile deve “salvare” i diritti acquisti degli operai». Perché ci sono 130mila persone che hanno maturato il diritto ad andare in pensione nel 2008 e se si sposta «l’oasi, anche di un solo metro, si commette un delitto sociale». Quindi, «nessun innalzamento dell’età pensionabile per gli operai», mentre alle altre categorie «è legittimo chiedere di andare in pensione più tardi». L’ex segretario di Rifondazione ha ribadito che «su questo punto non c’è vincolo di coalizione che tenga» in quanto sarebbe «socialmente intollerabile» violare il patto che lo Stato ha sottoscritto con quei lavoratori.
È una strategia a tenaglia quella di Bertinotti. Come ha spiegato Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo economico ed esponente dell’ortodossia bertinottiana, «non è un intervento tecnico ma di sensibilità sociale e umana». Che tradotto in concreto vuol dire esenzione dall’innalzamento per i lavori usuranti e per coloro che abbiano già maturato 40 anni di contributi (ma questa è una previsione contenuta nella riforma Maroni; ndr). Dall’altro lato, ha aggiunto Gianni, c’è la volontà di costruire «un soggetto unitario e plurale di sinistra» che si contrapponga all’«insidia neo-borghese» incarnata dalle tesi di Luca Cordero di Montezemolo.
Bertinotti ha dato la linea, ha proposto una soluzione e ha pure sorpassato a sinistra il sindacato. Prodi potrebbe anche seguirla per quieto vivere. Un ragionamento che ha fatto anche il ministro della Giustizia Clemente Mastella. «Ne ho viste tante e le crisi non mi spaventano, ma mi auguro che non ci sia per il bene del Paese». Argomentazioni che lo stesso presidente della Camera ha trovato «sagge e ampiamente condivisibili». Perché, nell’ottica bertinottiana, «fa male chi non vede i rischi». E il leader dell’Udeur, che oggi incarna quella dialettica degli opposti alla quale tutti i democristiani erano educati, il rischio lo vede e lo vuole pure evitare. Si opti per uno scalino, si escludano i lavori usuranti e si tenga a galla la nave dl governo.
Ma ci sono anche coloro che al solo sentir proferire la parola «Bertinotti» hanno un immediato attacco d’orticaria. Ieri per la Margherita ha parlato ancora una volta il presidente della commissione Lavoro del Senato, Tiziano Treu. «È socialmente insostenibile che siano i figli a pagare quelle 130mila pensioni di cui parla Bertinotti, attraverso la rinuncia alla loro». Per i Dl i lavoratori usuranti si possono tutelare con un decreto senza «battaglie ideologiche».

E anche il segretario dello Sdi, Enrico Boselli, ha sostenuto che va trovato un «compromesso accettabile» chiudendo la partita degli scalini entro il 2010 perché l’abolizione dello scalone tout court è «una vera ingiustizia». Ma «se a diktat si replica con diktat il risultato sarà catastrofico». Il dalemiano Latorre (Ds) ha richiamato tutti quanti. Chi lo ascolterà?

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