Besson: torno a sfidare la Disney per divertire i miei figli più piccoli

RomaÈ vero che diventare genitori cambia l’approccio alla vita. Luc Besson, per esempio, prima dei suoi cinque pargoletti era un regista cattivello assai, quando armava la mano di Nikita (1990), l’ex tossica poi agente speciale (l’ex moglie Anne Parillaud), oppure ai tempi del thriller Léon, con Jean Reno sempre in mezzo a sparatorie, inseguimenti, violenze. Dopo tre matrimoni (uno dei quali con la modella Milla Jovovich, la sua Giovanna D'Arco) e una quintupla paternità, l’incendiario francese è diventato pompiere. Mai banale, però, anche quando s’imbarca nella risposta europea al gigantismo disneyano, imbastendo tre film d’animazione, dedicati ai più piccoli. Debordante, panciuto come Gérard Depardieu, che - al pari di lui - mangia e beve, fregandosene del sovrappeso, Luc ieri presentava il suo Arthur e la vendetta di Maltazard (dal 30 nelle sale italiane). «Quando giravo i miei film più aggressivi c’era da svegliare la sonnacchiosa borghesia francese. Ma adesso, con quel che è diventato il mondo intorno a noi, avverto il bisogno d’una maggiore dolcezza. E i miei due figli più piccoli, di quattro e cinque anni, sono la mia prima platea», dice il regista, che un paio d’anni fa s’era preso una pausa dalla cervellotica costruzione della sua saga di Arthur, fitta di manipolazioni digitali, 3D, rendering e quant’altro faccia cinemone d’effetto, girando Angel-A.
Stavolta, niente divagazioni angeliche di strada, niente Parigi, o cara!, zero introspezioni per adulti. Ecco, invece, un bel po’ di piccole orecchie a cartoccio, tanti deliziosi nasini a punta e margherite gigantesche, agavi voraci e un manipolo di piccoli amici, un po’ gnomi un po’ rockettari, pronti a folleggiare nella saga dei Minimei. Tratto dal secondo libro della serie (dal 19 gennaio, per i tipi di Mondadori, sarà in libreria Arthur e la vendetta di Maltazard, firmato Besson e pure in edizione speciale, con le immagini del film), questo fantasy mette al centro di tutto il rispetto per l’ambiente. Oltre al valore numero uno, quello dell’amicizia.
La saga narra le avventure di Arthur, un ragazzo che scopre un mondo microscopico, abitato da divertenti folletti. Le coccinelle sono grandi come autotreni, i fili d’erba alti come palazzi di 50 piani, però i Minimei avranno ragione del perfido Maltazar. Come ha fatto Besson a ottenere i suoi effetti speciali, che risultano morbidi e umani come i cartoni d’una volta? «Mi sono reso conto - spiega il regista, soddisfatto del box-office francese: 1.200.000 biglietti staccati alla prima uscita - che correvo il rischio di strafare: Arthur guida e cavalca qualsiasi cosa si muova! Freddie Highmore, l’adolescente impiegato nella tecnica della motion-capture (un attore in carne e ossa interpreta le scene, poi gli specialisti del digitale gli cuciono addosso i movimenti dell’animazione, ndr) cresceva un centimetro al mese. Così, l’ho fatto lavorare... in ginocchio e i movimenti risultano perfetti».

Mentre attendiamo la terza parte, intitolata La guerra dei due mondi, godiamoci un bel riconoscimento di merito (vale doppio, venendo da un cugino d’Oltralpe). «Amo l’arte italiana, il cibo italiano, i vostri musei. L’animazione Disney? Deve tutto alla letteratura europea».

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