Cultura e Spettacoli

Bette e Joan, le eroine delle passioni proibite

La Davis e la Crawford protagoniste di cinque celebri pellicole che escono in dvd con il marchio Warner Bros

Bette e Joan, le eroine delle passioni proibite

Adriano De Carlo

Crudeli esemplari ormai estinti, istigatrici di passioni proibite, indomabili vestali di voluttà, capaci di prostrarsi ai piedi di un uomo come di farlo cadere a sua volta, Bette Davis e Joan Crawford sono state per lungo tempo le più formidabili rappresentanti di un genere che solo oggi tenta di riemergere: il melodramma.
E oggi che la Warner Bros mette sul mercato del dvd cinque pellicole interpretate dalle due dive, Tramonto, Ombre malesi, Perdutamente tua per la Davis, Perdutamente e Anime in delirio per la Crawford, titoli emblematici, si può comprendere ed apprezzare la ferocia con la quale le due ammaliatrici interpretavano i loro personaggi scandalosi e commoventi.
Ruth Elizabeth Davis era nata nel 1907 a Lowell nel Massachusetts e fin da piccola covava un carattere ribelle che il suo fisico sgraziato le impediva di mostrare. Studiò fino ad approdare al teatro. A ventitré anni piomba a Hollywood e strappa un contratto alla Universal che dopo qualche particina la scarica a causa della sua scarsa avvenenza. Riemerge alla Warner Bros, che la consegna a visagisti e parrucchieri che la sottopongono a quello che si può definire «accanimento estetico». Ma Bette è irrimediabilmente brutta.
Ma qui affiora il suo carattere, dalle ceneri di un’infanzia e giovinezza dominate dall’ambizione e dalla frustrazione per quello che la natura non le ha concesso. Bette Davis sapeva mettere in apprensione il pubblico, lo ammaliava con quegli occhi da batrace che si erano trasformati in elementi seduttivi. Schiavo d’amore conferma la sua attitudine ai ruoli sgradevoli.
Seguono altre pellicole, ma la sua natura febbrile la spinge a rompere con la Warner, colpevole di non saperla valorizzare. Fa causa alla major, combatte da sola contro il sistema produttivo, indomabile diva senza precedenti e vince. Torna da trionfatrice e la sua carriera, davvero splendida, culmina con Eva contro Eva (dvd Fox) e si conclude nel terribile Che fine a fatto Baby Jane? il vertice di tutte le sue interpretazioni giovanili. Assieme a lei interpreta quel celebre film di Robert Aldrich una diva sua coetanea, omologa in ogni senso: Joan Crawford, un’altra icona del melodramma, una strega irresistibile, due occhi grandi come la Davis, della quale ha di certo più appeal e meno talento.
La sua esistenza è costellata di esperienze drammatiche e imbarazzanti. Nata nel 1904 a San Antonio come Lucille Fay Le Sueur, la Crawford, non è più un segreto, per qualche tempo è stata anche una prostituta. Come la Davis sapeva catturare l’attenzione con quei grandi occhi, che fulminavano ogni uomo. L’ultimo dei suoi tre matrimoni è con Alfred Steele, presidente della Pepsi Cola; alla morte del marito diventerà l’erede di quell’impero economico.
A quarant’anni vince l’Oscar con Il romanzo di Mildred, un pregevole melodramma postbellico, che la mostra più vulnerabile, come in Perdutamente e ancora di più in Anime in delirio, pseudothriller che narra impietosamente un caso di schizofrenia, in anticipo su un tema che diventerà caro a Hollywood.
La sua vita privata sarà al centro di un dramma familiare: Cristina, la figlia adottiva, scriverà un libro, Mammina cara, nel quale dipinge la matrigna come una madre perversa e crudele.

Che sia vero o no, Joan Crawford, come Bette Davis, ha mostrato al mondo cosa vuol dire essere una diva, con tutte le contraddizioni che tale ruolo comporta, consegnandosi al pubblico con l’impudico desiderio di imprigionarlo nel suo gioco perversamente seduttivo.

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