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Per Biani lo stile è tutto un pigiama

E la Perla elimina i pantaloni per restituire la femminilità delle sottane e dei tailleur. Da Anna Molinari ritorna il mito della Diva

Paola Bulbarelli

da Milano

S’è creduto fino a ieri che la parola eleganza, quella vera, fosse sinonimo di noia. Oggi si scopre che la noia sono un paio di jeans e che la voglia di vestirsi bene è innegabile e irrefrenabile. C’è quasi una necessità fisica a buttare tutto ciò che è rotto e stracciato non nell’angolo più buio dell’armadio, ma nella spazzatura. Alberto Biani lo dice da un po’ con le sue collezioni (e questa volta è l’apoteosi), in perfetto equilibrio tra l’essere destinate a una educanda (camicia e foulard attorno al collo, gonna a pieghe) e contemporaneamente alla più intrigante delle signore, certa di colpire con il fascino di una giacchettina tenuta allacciata solo da un bottone ma anche da un paio di braghe corte e larghe ma che tagliate così rivelano in maniera inequivocabile le forme di uno dei punti di forza di qualsiasi donna. Biani ce l’ha nel sangue: gli piace svestirle le donne. E allora le veste. Perché la conquista vera avviene per esempio, con una blusa di seta con cifre ricamate che sembra la vestaglia da camera di lui o con un pantalone morbido di seta a pois. Altro che guepiere e reggicalze. Un pigiama, magari maschile, può fare faville. Bisogna essere chic, insomma. Bisogna prendere lezioni di stile da Biani. Perché forse c’ è bisogno d’andare a scuola per reimparare l’educazione.
Professoresse sono donne come Miuccia Prada o Alberta Ferretti. Non è così facile, nemmeno per loro e con collezioni sublimi, cambiare i costumi. L’importante è tentare. Nel filone si inserisce anche Anna Masotti di La Perla. Le sue sono «donne con le gonne».Via pantaloni: Punta invece su abiti, sottane, tailleur e, in particolare bustier. «Le coordinate seno-vita-fianchi - dice - dettano legge per silhouette sinuose accostate al corpo o che si aprono a ruota«. E il capo cult appare il cocktail-bra, reggiseno in pizzo nero su fondo bianco o cipria da indossare con un golfino leggerissimo scollato. Addirittura Rocco Barocco («è tramontata l’era delle pance scoperte»), va a cogliere l’attimo a Capri che finisce disegnata, stampata, ricamata su gonne, camicie, collane, scarpe, borse. Capri anche da Valentino che con la collezione Red ha voluto reinterpretare l’eleganza dell’isola negli anni ’70. Anni che hanno visto il successo di un nome mitico come Ken Scott ritornato alla ribalta con i suoi straordinari fiori stampati su capi e accessori.
E fiori, in particolare rose, da Blugirl disegnata da Anna Molinari. Qui però la musica si fa addirittura classica con vere ballerine della Scala e la moda diventa giovane più che mai per ragazze speciali come Beatrice Borromeo o Grethel Brosio che si divertono a passare da un tutu di tulle a una mini in camoscio e frange, da un variopinto abitino di paillettes a una gonna a balze in seta a un paio di shorts luminosi d’argento. Piace questo riappropriarsi di un certo alure. Quasi una voglia di fare le dive. Ecco perché Debora Sinibaldi (straordinariamente moderna), il fantastico gruppo di Byblos (chicchissimi), Salvatore Ferragamo (il made in Italy portato alle massime vette) hanno capito cosa oggi le donne chiedono alla moda.

Per Frankie Morello la tentazione è a metà: in effetti, secondo loro, sono combattute tra l’essere delle sciure in tailleur o delle isolane travolte dalla passione.

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