Sembra essere giunto a un esito parzialmente pacificatorio lo scontro nato attorno alla Biennale d’arte di Venezia e alla nomina del soprintendente della città lagunare che ha coinvolto Vittorio Sgarbi e il neo ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan. Dopo l’ennesima dichiarazione di dimissioni da parte del critico che, non essendo stato nominato soprintendente, non si sentiva sicuro sugli spazi destinati al Padiglione Italia della Biennale, a puntellare la situazione ha pensato il premier. Ieri Sgarbi si è recato dal presidente del Consiglio che lo ha invitato a ritirare le dimissioni che il critico aveva confermato. Sgarbi ha ribadito anche a Berlusconi, come conferma al Giornale, «che esiste un’emergenza dettata dal numero di artisti invitati e dall’assoluta inadeguatezza degli spazi fino a oggi concessi». Il presidente del Consiglio ha però garantito il suo diretto impegno per il reperimento dei fondi e per consentire l’accoglienza a tutti gli artisti invitati. «Un’assistenza che non risolve la questione, ma che ci permetterà di reperire gli spazi necessari». Comunque abbastanza perché il critico, facendo un passo indietro, garantisca il suo impegno, rinunciando a presentare le dimissioni, e confermando anche la conferenza stampa del 5 maggio al ministero degli Esteri a Roma.
La situazione sembra così destinata a rientrare dopo l’ultimo strappo di sabato scorso: Sgarbi aveva ribadito la volontà di dimettersi e fonti interne al Mibac avevano confermato che il rapporto del critico con il padiglione Italia veniva dato ormai per compromesso. Tant’è che negli uffici del ministero di Giancarlo Galan si vagliavano già ipotesi alternative. Però i rapporti tra il ministero e Sgarbi restano freddi («Il ministro non mi ha mai chiamato» sottolinea Sgarbi). E infatti per ora il Mibac sembra limitarsi al silenzio.
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