La Bindi vuol portare Veltroni in tv: "Deve spiegare il suo programma"

Rosi va all’attacco: "Lui è il candidato unico che si presenta come l’uomo di tutti". Ma il sindaco preferisce non replicare ed è già volato alle Maldive con la famiglia

La Bindi vuol portare Veltroni in tv: "Deve spiegare il suo programma"
da Roma

L’ha presa molto sul serio, Rosy Bindi. Forte della carica che le stanno dando i suoi supporter (soprattutto prodiani) e i primi sondaggi, si sente ormai la vera concorrente di Walter Veltroni, una sorta di Obama femmina gettata in pista contro un potentissimo Hillary maschio. E lancia la sfida a quello che continua a chiamare «il candidato unico che si è presentato come il candidato di tutti», e che in realtà - fa capire - è solo l’uomo scelto dagli «apparati» mariniandiessini. Vuole confrontarsi con lui in tv, testa a testa, per costringerlo a «spiegare, motivare, prendere posizione ». Per stanarlo, insomma.

Lui, il candidato unico, per ora non raccoglie. Sta alle Maldive, dove è volato con la famiglia come un qualunque turista last minute, quasi obbligato da quelli del suo staff a concedersi una pausa. Il doppio lavoro di sindaco e futuro segretario del Pd si sta rivelando molto più massacrante del previsto, e le settimane che verranno saranno anche peggiori. In compenso, alla Bindi replica Adinolfi, ricordando all’aspirante Obama in gonnella che in tv vogliono andare anche gli altri sei candidati. Mentre la ministra si agita sul palcoscenico, l’altro insidioso sfidante, Enrico Letta, prepara il tour «Sette temi per sette spiagge»: incontri sotto gli ombrelloni con potenziali elettori ulivisti. E intanto lavora sott’acqua alla costruzione della sua rete: il suo abile gioco di sponda con Bonanni durante la lunga trattativa su welfare e pensioni ha messo in gran difficoltà la Cgil e ha guadagnato a Letta un feeling con la Cisl che potrebbe tradursi in un potente atout elettorale.

A danno dei Popolari schierati con Veltroni, Marini e Franceschini in testa. I quali, anche per arginare le perdite che la scesa in campodi Bindi e Letta provoca in casa post-Dc, si concentrano sulla preparazione delle liste e degli organigrammi del nuovo partito, tentando di blindarli a proprio favore. Tanto da aver provocato la reazione di Rutelli, che ora minaccia di mettersi in proprio con una lista di «coraggiosi »: «Franceschini e Fioroni stanno piazzando ovunque i loro uomini, senza consultarci », denunciano i rutelliani, «e a questo punto a Francesco conviene smarcarsi su posizioni più riformiste emeno democristiane». E anche i Ds cominciano a preoccuparsi. Ieri Pierluigi Bersani ha dato l’allarme: «La sinistra rischia di essere sottorappresentata». Il ministro è furibondo con il suo partito, che gli ha impedito di candidarsi, ed è intenzionato a costruirsi anche lui una sua corrente nel futuro partito. Ma mette il dito in una piaga aperta: la Quercia rischia di pagar caro il moltiplicarsi di candidati della Margherita, l’attivismo popolare nella costruzione degli apparati e il lavorio in proprio di Veltroni, che punta sulla lista giovanilambientalista della Melandri (cui però potrebbe contrapporsi una lista di under-40 del rutelliano Roberto Giachetti, che raccoglie consensi anche tra i giovani scontenti ds) e su quella «di sinistra» capeggiata dal veltroniano Vita e dal dalemiano Brutti, che mira a recuperare il Correntone.

D’Alema e Fassino stanno correndo ai ripari piazzando quinte colonne accanto a Letta (Pittella, Ranieri) e alla Bindi. Con la quale si è schierato anche il governatore della Calabria Loiero, gran maestro delle clientele sudiste e molto legato a Prodi e D’Alema. Il che non rassicura certo il sindaco di Roma, già inferocito con Marini che gli aveva giurato e spergiurato che non ci sarebbero stati candidati della Margherita in pista.

Così la marcia trionfale veltroniana minaccia di trasformarsi in una Bosnia, una guerriglia di correnti in lotta tra loro che frantumano il Pd prima ancora che nasca. Indebolendo il «candidato unico», che già deve vedersela con un Prodi ringalluzzito e aggressivo.

Che da giorni lo bombarda (per interposta persona della Bindi e dei parisiani) con l’accusa di lavorare alla «spartizione degli apparati» Ds-Dl. Tanto che il luogotenente veltroniano Bettini è esploso: «Basta veleni contro Walter, lui era ulivista anche quando c’era chi chiamava alla competition tra Quercia e Margherita ». Ossia Prodi, appunto.

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